Lo spettacolo delle Paralimpiadi, con i “Magnifici Sette” a caccia di gloria
Il 31 agosto alle 21,45 è decollato da Roma il volo che ha portato i 94 azzurri a Rio de Janeiro per partecipare, dal 7 al 18 settembre, alla quindicesima edizione dei giochi estivi dedicati agli atleti paralimpici. Ad affrontarsi nelle 23 discipline, saranno oltre 4.300 atleti provenienti da 176 Paesi del mondo e tra questi i nostri Giada Rossi (Rangers TT Udine), Clara Podda (L’Isola che non c’era Onlus), Michela Brunelli (Fondazione Bentegodi Tennistavolo), Andrea Borgato (Fiamme Azzurre), Giuseppe Vella (Rangers TT Udine), Raimondo Alecci (TT Albatros Zafferana) e Amine Mohamed Kalem (Tennistavolo Romagnano), accompagnati da me e dal tecnico Donato Gallo e, in qualità d’infermieri, da Orlando Gilardi e da Eva Pittini.
Faranno parte, idealmente, della spedizione anche i tecnici Marino Filipas, Elisa Marzolla e Federico Puglisi, la fisioterapista Elisa Quaglia, l'infermiera Carmela Castro e gli sparring Romualdo Manna, Alessio Nocera, Eric Bertolini e Massimo Pischiutti.
Tutti loro sono stati fondamentali nella fase di preparazione a Lignano Sabbiadoro e, pur non potendolo fare praticamente, sfileranno nel cuore degli atleti che hanno contribuito ad allenare. Insieme a loro ci saranno i tecnici/sparring che hanno curato la preparazione "a casa" di ogni singolo atleta e, precisamente, Gianluca Merlino, Vitali Deleraico, Bruno Pinato, Gianni Bruttomesso, Eric Bertolini, Marino Filipas, Fabio Angiolella ed Elisa Marzolla.
Last but not least sarà nel nostro cuore sia chi ha collaborato alla fase organizzativa del settore paralimpico federale, con in testa il segretario generale Giuseppe Marino e l'infaticabile Luca Rizzoli. Ci sarà, sempre idealmente, anche Richard Colamedici assieme a coloro che si occupano di comunicazione, Roberto Levi e Roberto Nardella. Sicuramente rischio di dimenticare qualcuno, spero non si offenda e mi comprenda, ma non posso concludere quest’elenco senza citare colui che più di tutti ha creduto nelle potenzialità del settore e mi ha messo nelle migliori condizioni per ben operare, il presidente Franco Sciannimanico. Lui non sfilerà, ma sarà fisicamente presente al Maracanà e a tutte le nostre partite che inizieranno il giorno 8 settembre con le gare individuali e termineranno, spero, il 17 settembre 2016 con le finali a squadre.
La Rai seguirà la manifestazione con ben 200 ore di diretta. «Questo non significa soltanto aver coperto un evento - ha dichiarato Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, - ma aver fatto una scelta culturale importante, capace di cambiare il modo di pensare del Paese». Oltre ai canali tradizionali, la Rai sfrutterà pienamente le potenzialità messe a disposizione dalle nuove tecnologie, per venire incontro a un pubblico sempre più “connesso” e social. I giochi di Rio saranno completamente fruibili con lo streaming live sul sito www.rai.it/rio2016 e da mobile attraverso l’App “RAI Rio2016”. Tutte le gare potranno essere riviste in clip on-demand.
Come attenzione mediatica ci supererà solo il Regno Unito, dove il canale ufficiale della manifestazione è Channel 4, che per trasmettere lo spirito dei “Paralimpici” nell’occasione ha pubblicato un meraviglioso spot di lancio dal titolo “We’re The Superhumans”. Colonna sonora dello spot è la ritmatissima “Yes I Can” (Sì, io posso) di Sammy Davis Jr, eseguita dalla “The Superhuman Band”, un gruppo di musicisti disabili incredibilmente talentuosi provenienti da tutto il mondo e selezionati attraverso un lungo lavoro di ricerca online. Gli oltre 140 disabili protagonisti del video suonano la batteria con i piedi, pilotano un aeroplano con i piedi, scattano con le protesi e sono campioni di basket sulla sedia a rotelle: sono persone straordinarie ed eclettiche che non si sono lasciate abbattere dalle proprie disabilità e rappresentano un grande esempio di tenacia e forza di volontà per tutti.
I nostri sette atleti non sono da meno e hanno conquistato il pass paralimpico grazie ai risultati, ottenuti nel corso delle manifestazioni internazionali del 2015. Tutti hanno grandi chance di ben figurare, ma per tutti loro gli antagonisti sono di assoluto valore. Iniziamo dagli uomini di classe 1 e dunque da Andrea Borgato, alla seconda esperienza paralimpica dopo Londra 2012. Il veneto troverà in gara ben 3 koreani e precisamente Nam Ki Won, Yoo Young Dae e Lee Chang Hoo rispettivamente 6, 5 e 3 delle classifiche mondiali. Altri avversari temibili saranno il numero 1 al mondo, l’inglese Robert Davies, e il numero 2, il francese Jean-François Ducay, mentre outsider di lusso sarà il tedesco Holger Nikelis, campione paralimpico in carica.
Andrea, medaglia di bronzo agli ultimi campionati mondiali svoltisi in Cina nel 2014, viene da due stagioni non entusiasmanti ed è posizionato al decimo posto delle classifiche mondiali. Ultimamente, però, ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori e, grazie anche al telaio studiato appositamente per lui da Claudio Barbieri, della ditta Animus di Vicenza, è in un buon periodo di forma sia fisica sia tecnica.
In classe 2 Giuseppe Vella, alla terza Paralimpiade consecutiva, appare chiuso dal pronostico, che pende dalla parte del francese Fabien Lamirault, del polacco Rafal Czuper, dello slovacco Jan Riapos e dei coreani Soo Yong Cha e Kyung-Mook Kim. Con tutti loro il siciliano di Udine (o friulano di Agrigento) parte abbondantemente sfavorito, ma con Peppe nulla è mai scontato. Ho ancora negli occhi la fantastica affermazione contro il serbo Goran Perlic, che è valsa la medaglia di bronzo agli Europei del 2015. Anche lì partiva sfavorito, ma, come spesso gli capita nelle occasioni importanti, ha tirato fuori una prestazione superba e ha vinto. Ciò premesso non vorrei essere nei panni di chi lo incontrerà, perché batterlo non sarà facile per nessuno.
In classe 6 abbiamo un altro siciliano, Raimondo Alecci, che nella sua carriera può contare su un fantastico quinto posto ai mondiali 2010 e alle Paralimpiadi 2012. Il “grillo di Valverde” troverà sulla sua strada il grande spagnolo Alvaro Valera, campione paralimpico in classe 8 nel 2000, e altri fenomeni come il thailandese Rungroj Thainiyom, oro paralimpico in classe 6 nel 2012, e il danese Peter Rosenmeier, sul primo gradino del podio in classe 6 ai Giochi del 2008. Raimondo da poco più di 12 mesi ha cambiato materiale e i risultati gli hanno dato immediatamente ragione, facendolo diventare un vero e proprio outsider di lusso.
In classe 9 saremo rappresentati dall’esordiente Amine Kalem, attuale numero 9 delle classifiche mondiali. L’atleta di origini tunisine ha conquistato la qualificazione per un soffio, e solo grazie ai risultati dell’ultimo torneo del 2015 in Belgio, poi però è scattato qualcosa nella mente dell’azzurro, che ha iniziato a credere in qualcosa di grandioso e si è allenato conseguentemente, quindi, con quantità e qualità di gran lunga superiori. I risultati lo hanno premiato e nel corso dei tornei del 2016 ha battuto moltissimi degli atleti qualificati, candidandosi a un posto di rilievo. Gli avversari più temibili saranno i cinesi Ma Lin, campione paralimpico in carica, e Zhao Yi Qing, il belga Laurens Devos, il francese Cedrik Cabestany e l’austriaco Stanislaw Fraczyk. Gli ultimi tre hanno, o hanno avuto, una carriera pongistica di assoluto valore anche tra i normodotati e, quindi, possono contare su un bagaglio di esperienze che Amine non ha mai avuto. Questo potrebbe essere il tallone d’Achille del nostro portacolori. L’essere diventato italiano a inizio 2015, e aver iniziato l’attività internazionale solo da poco più di 18 mesi, lo pone in condizione di svantaggio rispetto ai più esperti avversari, ma Amine è abituato alle partenze ad handicap e non si preoccuperà di nulla. Saranno gli altri a doversi preoccupare di lui.
Concludiamo con le donne, partendo con la classe 2 femminile, nella quale, dal 2005 a oggi, l’Italia ha conquistato, nella sola gara di singolare, ben 11 medaglie a Europei, Mondiali e Paralimpiadi. Questo è avvenuto con tre atlete diverse, a testimonianza dell’esistenza di una vera e propria “scuola italiana”. Due delle tre artefici di questi successi saranno in campo anche a Rio e si tratta di Clara Podda e Giada Rossi, entrambe ancora ai vertici della categoria essendo rispettivamente bronzo mondiale ed europeo in carica. Clara è alla sesta Paralimpiade e ha vinto l’argento a squadre e il bronzo individuale a Pechino nel 2008, mentre la 22enne Giada è all’esordio ai Giochi. Le rivali più temibili sono l’imbattibile coreana Seo Su Yeon e la cinese Liu Jing, vincitrice delle ultime due Paralimpiadi, ma battuta a maggio da Giada nella finale dell’Open Internazionale più prestigioso del circuito, quello di Lasko in Slovenia. Altre avversarie da battere sono la brasiliana Catia Christina Da Silva Oliveira, la francese Isabelle Lafaye e la tailandese Chilchitraryak Bootwansirina. Se i primi due gradini del podio sembrano già assegnati alla coreana e alla cinese, per il terzo posto tutte partono ad armi pari e le nostre ragazze assieme alle altre.
Ultima italiana in gara a Rio sarà la veronese Michela Brunelli, già argento a squadre a Pechino. Michela è in uno stato di forma strepitoso e nella gara individuale si pone immediatamente dopo le tre fuoriclasse che, da tempo, hanno opzionato il podio, la svedese Anna-Carin Ahlquist e le cinesi Li Qian e Xue Juan. Al suo livello sono la croata Andela Muzinic, l’austriaca Doris Mader e la slovacca Alena Kanova. La speranza è, quindi, che una delle tre regine della categoria sbagli la gara e che Michela riesca a sopravanzare le altre atlete alla sua portata: missione difficile, ma non impossibile.
Le squadre, come spesso capita alle Paralimpiadi, sono state obbligate dalle qualificazioni individuali e non abbiamo la possibilità di schierare i nostri team migliori, se non in classe 1-3 femminile, dove Brunelli, Podda e Rossi hanno la possibilità di giocarsela con tutte, cinesi escluse. Il ranking a squadre ci posiziona al quarto posto, basterà superare una formazione tra Croazia e Corea per raggiungere l’obiettivo. Non sarà facile, sia per la qualità delle avversarie sia per la particolare formula di gioco a eliminazione diretta sin dall’inizio e con incontri che cominciano con il doppio e prevedono lo svolgimento di soli due singolari. Nessuna possibile previsione, quindi, solo la certezza di poter dire la nostra con tutti, o quasi.
L'obiettivo della spedizione è di vincere almeno una medaglia, di qualsiasi colore e in qualsiasi gara. Raggiungerlo sarebbe fantastico, perché valorizzerebbe il grandissimo lavoro svolto nel corso del quadriennio, anche se limitare tutto al conteggio delle medaglie è assolutamente riduttivo. Spesso le medaglie sono “fumo negli occhi” e nascondono i problemi. Credo, infatti, che il segnale dello stato di salute del movimento pongistico paralimpico sia stato determinato dal numero dei qualificati. I tornei che portano alle Paralimpiadi sono, ormai, di una difficoltà mostruosa e chi è ai Giochi ha superato atleti di altissimo livello, veri e propri professionisti. Sono fiero di essere il direttore tecnico di questo settore federale e di coordinare un gruppo di atleti, qualificati e non, tecnici, sparring, infermieri e fisioterapisti di altissimo valore, tecnico ed umano. Concludere con questa ventata di sano realismo a cinque cerchi, e non solo per mettere le mani avanti per parare i colpi di un'edizione dei Giochi che si preannuncia DURISSIMA, non vuol dire che non ci crediamo o che non ci proveremo con tutte le nostre forze. Il traguardo di una medaglia è alla nostra portata, anche se non certamente agevole. I nostri “super” atleti ci hanno abituato a rendere possibili le cose difficili e, spesso, anche le impossibili.