Papà Michael Oyebode: «Orgogliosi di Johnny, mi ha anche superato in classifica»

Erano entrambi a Lucera per partecipare ai Campionati Italiani. Il 14enne John Oyebode per disputare le gare di terza categoria, nelle quali ha conquistato l’oro nel singolare e l’argento in doppio e nel misto, e di seconda, e papà Michael soprattutto come tecnico, tanto è vero che nel misto ha guidato Anna Fornasari, avversaria di Johnny, e, se possibile, come giocatore di seconda. I due si sarebbero incontrati proprio nel tabellone di seconda, se Michael non avesse dato forfait. Il successo nel singolare di terza del pargolo è stato un risultato di rilievo, che s’inserisce in una stagione molto positiva e merita certamente di essere commentato, partendo magari da quando il piccolo Oyebode non ne voleva sapere di dedicarsi al tennistavolo.
Michael, cosa ricordi dei suoi inizi?
«Era il periodo in cui io ero al Cus Cagliari e Johnny, che aveva sei-sette mesi, era tutti i giorni in palestra, ma al massimo faceva dei servizi su un tavolino piccolo. Preferiva invece prendere a calci un pallone. Poi è cresciuto e alle scuole elementari praticava basket e calcio ed era veramente bravo. Il Cagliari Calcio gli aveva chiesto di fare un provino. Ha incominciato a giocare a tennistavolo quando ero alla Marcozzi, nel 2010, e c’era anche Antonio Gigliotti. Non gli ho mai fatto pressioni, come anche con l’altra mia figlia Elisabeth, che ora ha 15 anni e ha scelto la pallacanestro. Antonio invece ha cercato di convincerlo in tutti i modi e alla fine c’è riuscito. Dopo un po’ Johnny è venuto a dirmi che non voleva più fare calcio».
È stata la svolta?
«Certo, perché la scuola che frequentava era dietro la Marcozzi e ogni pomeriggio si allenava. Devo essere sincero, l’ho seguito poco. Dopo Antonio, l’hanno allenato Guo Yu e Stefano Curcio e poi per lui è stato importante Massimiliano Mondello, nell’ultimo suo anno a Cagliari. Ora Valentino Piacentini sta diventando per Johnny una sorta di padre adottivo. Parlo molto con lui e con Sebastiano Petracca, che mi tengono aggiornato. Con mia moglie siamo veramente contenti di ciò che nostro figlio sta facendo».
Stare al Centro Federale di Formia lo sta aiutando?
«Sì, a crescere, anche caratterialmente. Johnny era un ragazzo che non parlava e ora mia moglie mi dice che quando torna a casa è molto più estroverso».
Avete avuto dei dubbi quando si è trattato di lasciarlo andare?
«Non ho mai avuto problemi, perché per me un Centro Federale non può non essere meglio di qualsiasi società, anche se i margini di miglioramento esistono sempre. L’unico aspetto che ho voluto approfondire è stato l’organizzazione della scuola. Se questi sono i risultati possiamo solo essere soddisfatti».
Eri fiducioso che potesse vincere il titolo di terza a Lucera?
«Onestamente no, perché la terza non è una categoria giovanile e ci sono molto atleti esperti. Per imporsi a questo livello non bastano il fisico e la tecnica. Bisogna avere la testa e la concentrazione giusta. Johnny voleva vincere e ha centrato l’obiettivo. La partita più difficile per me è stata quella contro Andrea Puppo, che è suo amico, è più piccolo e ha una palla diversa dalla sua. Siamo orgogliosi di lui, anche se è chiaro che, essendo così giovane, può ancora progredire molto».
Per esempio su cosa?
«Deve imparare a giocare in modo semplice, mentre ora tutto ciò che fa in campo è ad alto rischio. Non può sempre rischiare, contro qualsiasi avversario, perché contro qualcuno può bastare la sua maggiore qualità per vincere le partite. Fra gli elementi positivi c’è che Johnny sa fare tutto, bloccare, usare il diritto e il rovescio, contrattaccare, sta migliorando anche nella risposta».
Sta disputando la sua stagione migliore?
«Penso di sì, anche se all’inizio ha avuto qualche defaillance, come quando a Cortemaggiore ha perso nei quarti contro Nicola Bemi. Era veramente distrutto, perché credeva di avere deluso qualcuno. Sappiamo tutti che le sconfitte fanno parte dello sport e che i campioni si vedono da queste e non dalle vittorie. Quest’anno è salito anche molto in classifica e dicendolo mi viene da ridere».
Perché?
«Mi ha superato e questo è un altro motivo di soddisfazione. Non pensavo che ce la facesse così in fretta e sono ancora più contento».
Cosa ti aspetti da lui agli Europei?
«A squadre con i suoi compagni può succedere di tutto e con il loro gioco possono fronteggiare qualsiasi avversario, anche se per vincere ci sono anche altri fattori che contano. Se riusciranno a dare il loro massimo, qualcosa a casa porteranno».
Soffri quando assisti ai suoi match?
«Qui nel torneo di terza no, perché si vedeva che era in buona forma. Più di me ha sofferto mia moglie, che era a casa e non è riuscita e vedere le partita in streaming per la tensione».