Don Adriano Principe: «La mia vita fra la parrocchia e il tennistavolo»

A vederlo impegnarsi con grinta ed entusiasmo ai tavoli del Palazzetto dello Sport di Lucera, pare proprio uno dei molti pongisti che sfruttano i Campionati Italiani per sfogare la propria smisurata passione per il tennistavolo. Invece non è un atleta come gli altri, perché nella vita di tutti i giorni Adriano Principe è don Adriano, il parroco del Sacro Cuore in San Rocco ad Avezzano.
Don Adriano, cosa rappresenta il tennistavolo per lei?
«Qualcosa che mi fa stare bene. In parrocchia da noi vengono molte persone tutti i giorni. Sono poveri, tossicodipendenti, alcolisti e parliamo non loro intere ore, cercando di aiutarli e di non farli sentirli soli. Il tennistavolo è per me anche un modo per staccare un po’ dai problemi e, se possibile, per acquisire ulteriore forza per tornare a riaffrontarli. È iniziato tutto quando ero piccolo. Ricordo che andavo a trovare mia sorella che abita a Parigi e nelle case giocavamo sempre a ping pong con gli amichetti. La mia passione è nata a quel tempo e quando sono diventato prete, in ogni parrocchia in cui andavo, la prima cosa che facevo era di mettere un tavolo per divertirmi con i ragazzi. Era però sempre un impegno amatoriale».
Poi cos’è cambiato?
«Da quando sono a San Rocco ho conosciuto la società del Tennistavolo Avezzano, che prima giocava in una palestra, e da sei anni l’ho accolta in parrocchia. Ho messo a disposizione il teatrino per fare gli allenamenti del martedì e del venerdì. Ci sono tre tavoli e in più c’è una saletta al piano superiore con un altro tavolo con il tappetino rosso, che è sempre disponibile».
Che squadre avete?
«Una che quest’anno ha disputato la C1 per la prima volta ed è retrocessa per mancanza di esperienza. Abbiamo anche una compagine in C2 e altre in D1 e D2, che si allenano tutte in parrocchia».
Con tutto questo movimento di pongisti attorno, anche il suo livello tecnico sarà migliorato?
«Assolutamente, anche perché da un anno a questa parte una volta alla settimana viene qui da noi un campione come Marco Prosperini, che è aquilano, e allena me e altri atleti della società. Da quando mi segue lui il mio diritto è molto progredito. Il problema, però, è che non posso giocare in campionato il sabato pomeriggio, perché in parrocchia abbiamo il catechismo, o la domenica, perché ci sono le Messe. Mi alleno molto, dunque, ma non faccio le gare, tranne in pratica solo i Campionati Italiani, che si giocano nei giorni feriali».
A Lucera dunque si è potuto sbizzarrire?
«Ho fatto il possibile. Ho partecipato al singolare Over 50 e ho perso tre partite, ma mi sono divertito. Ho anche affrontato Marcello Cicchitti, che conosco bene e ad arbitrarci è stato il grande Yang Min, che è un amico e mi ha anche fatto i complimenti. Ero poi iscritto al singolo di quinta categoria. In tre abbiamo tutti perso contro il giovanissimo Cappuccio e abbiamo conquistato un successo a testa. Ho vinto il mio match alla “bella” e sono stato eliminato solo per la classifica avulsa».
Oltre a Prosperini, anche Yang Min la aiuta nel gioco?
«Ogni anno, nel periodo in cui non ci sono le comunioni e posso ritagliarmi una settimana tutta per me, vado a Milano a trovarlo e faccio una total immersion di tennistavolo. Da un fenomeno come lui, c’è soltanto da imparare».
Come le sono sembrati i Campionati?
«Molto ben organizzati in un bell’impianto e devo anche fare i complimenti alla Federazione per la diretta streaming, che mi ha consentito di vedere alcune partite anche quando sono tornato a casa"