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In Giappone con onore

Di Pietro De Pinto

Colgo volentieri questa occasione, per raccontarvi i WTTC (Campionati del Mondo a Squadre), svoltisi a Tokio dal 27 Aprile al 5 Maggio 2014, visti dagli occhi di chi vi ha partecipato in qualità di I.U. B.B. – Arbitro Internazionale Blue Badge.

Prima di parlarvi dei campionati, sento il dovere ed il piacere di ringraziare pubblicamente il Presidente del Settore Arbitrale – FITeT, l’amico e collega Mario Re Fraschini, nonché il Presidente FITeT, Franco Sciannimanico, a cui ho potuto dare un saluto fugace in quel di Tokio, ed, inoltre, tutti i Consiglieri federali e il Segretario Generale, Giuseppe Marino. Grazie a loro, ho avuto il gradito incarico e l’onore di rappresentare la classe arbitrale italiana della FITeT nei Campionati mondiali giapponesi.  

Quando Mario, presidente del S.A., tramite Marco Sannella, factotum operativo del settore, mi ha comunicato che tra le richieste pervenutegli segnalava il mio nominativo all’ITTF – URC , a cui spetta la nomina definitiva degli International Umpires per le manifestazioni mondiali (vedi Olympic Games – World Championships – World Cup), sono stato molto felice, ma nello stesso tempo ho pensato alla grande responsabilità affidatami nel rappresentare gli arbitri della Federazione Italiana Tennistavolo e nel dimostrare al mondo intero la preparazione tecnica degli arbitri italiani. Tutto ciò non mi ha spaventato affatto; anzi mi ha spronato maggiormente a dare il massimo delle mie capacità arbitrali e comportamentali per gratificare in primis me stesso, in secundis il S.A. per gli sforzi che ha sempre fatto e tutte le componenti della Federazione Italiana che ci consente di andare all’estero, partecipando alle spese di viaggio.

Questo mio approccio positivo nell’affrontare qualsiasi situazione della vita mi ha consentito di ottenere il massimo in questi campionati mondiali nipponici. Infatti, come già riportato nelle ‘News’ del sito federale, con massimo orgoglio mi sono seduto sul “trono” giapponese; lo staff dei Giudici Arbitri (ben sette International Referees) di questa manifestazione mondiale, anche sulla scorta dei commissariamenti degli ‘Evaluators’, ha designato me, quale Umpire, insieme al collega del Kosovo, Jeton Beqiri, Assistent Umpire, per arbitrare la finale maschile tra Cina e Germania; scelta fatta su ben 70 International Umpires ed altrettanti arbitri internazionali giapponesi. Art15 Pietro de PintoPietro De Pinto

Non vi nascondo che, quando il giorno prima ho visto il programma delle designazioni per le finali affisso nella sala per gli arbitri – la “Umpires Rest Room”, mi sono emozionato quasi alle lacrime; subito mi sono ripreso anche perché gli altri colleghi venivano a congratularsi con me. Ho anche inviato mail agli amici sportivi in Italia e ai miei familiari; tutti mi hanno risposto congratulandosi e augurandomi un sincero “In bocca al lupo”. Grazie al Consigliere Bruno Di Folco, al Presidente del C.R. Puglia Giacomo Barbieri e consiglieri regionali pugliesi; grazie ai colleghi arbitri italiani e grazie agli atleti e dirigenti societari. Le loro congratulazioni mi rendevano ancora più forte psicologicamente. Certamente, ogniqualvolta vado ad arbitrare in un torneo internazionale, mi auguro sempre di arbitrare professionalmente applicando i vari regolamenti internazionali, in modo da ottenere una valutazione positiva “Meet” dal commissario di turno e così poter aspirare per qualche incontro di finale, qualunque esso sia. E’ sempre un gradito riconoscimento delle tue capacità. Quello che mi ha inorgoglito sono state, anche, le congratulazioni degli stessi commissari e dei colleghi stranieri. Un sincero ‘In bocca al lupo’ mi è stato fatto dai tecnici delle nazionali, maschile e femminile, Patrizio Deniso e Antonio Gigliotti.

Anche questa volta la mia filosofia di vita mi ha ripagato con il massimo risultato possibile.

Tornando ai campionati, quello che mi ha maggiormente impressionato è stata “l’organizzazione” capillare per ogni aspetto prevedibile e non, nonché “la ospitalità”. In nessun’altra manifestazione internazionale ho visto tanti volontari e tutti giovani; ognuno aveva il proprio compito e ad ogni incontro in qualsiasi sede salutava in giapponese e/o in inglese con il loro caratteristico inchino. Quasi tutti i volontari sapevano parlare in inglese. Sinceramente non ho sentito la lontananza dall’Italia, anche perché le sessioni di lavoro ci impegnavano tutto il giorno. Erano previsti due turni la mattina: uno alle ore 10 e l’altro alle 13; nel pomeriggio uno alle 16,30 l’altro alle 19,30. Le gare si svolgevano nel primo palazzetto (Hall 1), Yoyogi Gymnasium Main, con 9 aree di gioco per la Championships Division, che si sono ridotte man mano sino ad una sola area di gioco nel giorno delle due finali, e nella Hall 2, Tokio Gymnasium, con 24 tavoli per le altre Divisioni dalla 2^ alla 5^. I due palazzetti erano raggiungibili dall’hotel con navette (autobus gran turismo da 50 posti) in trentacinque minuti. Le nazioni presenti sono state ben 120 con oltre 1000 partecipanti, tra atleti – tecnici – dirigenti – arbitri e ufficiali nazionali ed internazionali giunti per i molteplici meeting biennali previsti in ogni manifestazione mondiale.

La sveglia mattutina era prevista per le ore 7,00 essendo in camera doppia; il mio compagno di stanza è stato Carlos Silva del Portogallo; già ci eravamo incontrati in altre manifestazioni. Noi arbitri, secondo il programma gare che variava ogni due giorni, dovevamo stare nel palazzetto previsto già un’ora prima dell’inizio dell’incontro per gli adempimenti pre-gara nella cosiddetta ‘call area’ (sorteggio e presentazione formazioni squadre – controllo racchette – controllo colore delle magliette – scelta delle palline – scelta della panchina: destra o sinistra); quando rilevavamo inosservanze al regolamento, le racchette erano portate da altri colleghi addetti alla C.A. nella stanza del ‘Racket Control’ , predisposto con ben 9 addetti in entrambi i palazzetti, per i dovuti controlli con gli strumenti tecnici ITTF. Ogni aspetto non era lasciato al caso ed all’improvvisazione. Oltre al briefing tenuto dal Giudice Arbitro danese, Steen Andersen, insieme ai sei Deputy Referees (due giapponesi – uno da Latvia, Korea, Malesia e Svezia), il giorno del nostro arrivo a Tokio, il 27 aprile alle ore 21,00 , all’inizio di ogni sessione il Deputy Referee (Giudice Arbitro Supplente) di turno ci dava le ultime direttive sui nostri compiti. In entrambi i palazzetti era previsto l’ingresso nelle aree di gioco delle squadre con noi arbitri secondo un percorso prestabilito; l’ingresso era accompagnato dalla musica di una marcetta. Solo nella Hall 1 della Championships Division era altresì prevista la presentazione ufficiale delle squadre e degli arbitri, coordinata in modo eccellente dal Competition Manager, Didier Leroy, insieme al team del comitato organizzatore. Durante le giornate di gara i colleghi, a cui sono stato abbinato in Team, sono stati in ordine cronologico la giapponese, Ioki Setsuko; il collega di Singapore, Oh Yong Seng Albert; il danese, Beckmann Mark; l’inglese Mackey John; il collega del Bangladesh, Shahjahan Md e per la finale il suddetto collega kosovaro, Jeton Beqiri.

Il secondo aspetto di questi campionati, che è importante evidenziare, è “la presenza del pubblico” pagante. Sin dal primo giorno di gare i due palazzetti erano pieni per diventare stracolmi gli ultimi due giorni, specialmente nella Hall 1, dove per le due finali a squadre maschile e femminile erano presenti oltre 10.000 persone. Detto pubblico si è dimostrato molto competente ed avvezzo a manifestazioni di livello mondiale; conosceva i tempi per incitare e per fermarsi. Certo era assordante il tifo dei sostenitori delle squadre giapponesi con il loro grido di “Nippon Nippon”. Oltremodo folcloristico è stato l’incitamento dei sostenitori della formazione di Singapore; tutti indossavano una maglietta rossa. Ho lasciato intenzionalmente per ultimi i fans della Cina, i quali erano numerosissimi e attrezzati di tutto punto per far sentire la propria presenza ed il loro incitamento ai suoi campioni. Il dominio delle due squadre cinesi, maschile e femminile, è stato evidente, anche se gli avversari hanno ceduto combattendo e guadagnandosi l’onore delle armi; le due squadre cinesi erano i campioni uscenti e si sono riconfermati tali.

In merito alle formazioni italiane, con rammarico non ho avuto modo di vedere alcun incontro, essendo in contemporanea impegnato su un altro tavolo. Ma ho sempre cercato di informarmi delle loro prestazioni vuoi direttamente dagli stessi interessati vuoi dalle comunicazioni ufficiali pubblicate sul sito ITTF. Mi sono sentito orgoglioso di essere italiano e felice per gli atleti italiani quando ho saputo della promozione in Championships Division della squadra maschile e della riconferma della squadra femminile nella loro Seconda Divisione. Quella sera, dopo le gare, ho avuto modo di congratularmi con i due tecnici e con tutti i componenti delle squadre condividendo la loro felicità per gli obiettivi prefissati e centrati da entrambe le formazioni, sorseggiando con loro una bevanda offerta dai due tecnici.

Durante le giornate di gara il clima è stato mite; solo due giorni abbiamo avuto una leggera pioggia, ma per me è stato indifferente essendo impegnato. Solo il penultimo giorno ho avuto la possibilità di essere libero da impegni nella mattinata per poter girovagare nei pressi dell’hotel: un favoloso complesso alberghiero con ben 39 piani, pieno di negozi - MC Donald’s - ristorante – Beauty Shops e ben due sale da bowling con 35 piste al primo e secondo piano, vicino alla Stazione ferroviaria di Shinagawa.

Riguardo ai terremoti tipici del Giappone, solo un giorno alle ore 5,30 della mattina mi sono svegliato dal sonno rendendomi conto che tutta la costruzione stava oscillando lievemente; la mia stanza era situata all’ottavo piano; nessuno è uscito fuori dalle proprie stanze; nessun allarme è stato dato; la situazione di breve durata non mi ha preoccupato conoscendo la sicurezza giapponese in materia; ho ripreso a dormire. Al mattino a colazione tra colleghi ne abbiamo parlato.

Art15 momento di cina-germaniaUn momento di Cina-GermaniaIl Comitato Organizzatore ha fatto in modo che tutti i partecipanti sia atleti che dirigenti nazionali e internazionali sia gli ufficiali di gara avessero il tempo di fare colazione e di poter pranzare e/o cenare presso l’hotel. Infatti la colazione era servita dalle 6,30 alle 10,00; il pranzo dalle 11,30 alle 16,00 e la cena dalle 17,30 alle 23,00 , presentando i meal tickets ricevuti al momento dell’accreditamento. Inoltre per gli arbitri impegnati il pranzo e/o la cena poteva essere fatta eventualmente in un ristorante a 50 metri dai palazzetti. Personalmente solo un giorno ho pranzato in uno di questi ristoranti, dove era previsto anche un menù internazionale. Altresì, in hotel era prevista un’ampia scelta di cibo per tutti i gusti e per tutte le nazionalità; ho trovato spesso gli spaghetti – le tagliatelle e i ravioli con vari sughi italiani. Al riguardo, conversando con alcuni colleghi giapponesi, gli stessi mi dicevano che in Giappone prediligono molto il cibo italiano e che a Tokio ci sono molti ristoranti e pizzerie italiani.

Per concludere, arbitrare la finale a squadre maschile tra Cina e Germania quale Umpire insieme al collega kosovaro è stata la ciliegina sulla torta. In queste manifestazioni ogni arbitro aspira ad arbitrare una finale; per me farlo è stato il raggiungimento di un obiettivo a cui ho sempre aspirato sin da quando nel lontano 1992 sono diventato I.U. – Arbitro Internazionale. In precedenza ho avuto l’onore di arbitrare una finale a vari Campionati Europei – al Top 12 – ai Campionati Europei Paralimpici – ai Giochi del Mediterraneo ed a tanti tornei Pro-Tour ITTF. Prima di entrare in campo per la finale, ero agitato per la responsabilità che mi era stata affidata dallo Staff dei Referees; ma, conscio delle mie capacità e della mia lunga esperienza di Arbitro e Giudice Arbitro dal lontano 1972, mi sono calmato ed in campo sono stato concentrato esclusivamente all’area di gioco, non pensando al numerosissimo pubblico ed a coloro che mi stavano guardando; mi sono goduto questa stupenda finale maschile con un gioco spettacolare e spumeggiante da entrambe le compagini, ma con quel quid in più da parte dei cinesi. Al termine della finale, il Referee - i commissari e tutti i colleghi che vi hanno assistito si sono congratulati con me per l’ottimo arbitraggio. Quei complimenti mi hanno ripagato per i sacrifici che molto spesso devo affrontare (vedasi, ad. es., lontananza dagli affetti familiari e utilizzo ferie al lavoro). La sera della finale, a cena ho parlato con il membro dell’URC – ITTF, Albert Rooijmans, che mi ha fatto i suoi complimenti per l’arbitraggio della finale; gli ho fatto presente che a questo punto della mia carriera arbitrale mi è rimasto un ultimo sogno: “Le Olimpiadi”. La sua risposta è stata diplomatica: “Le richieste che arrivano al Comitato Arbitri e GG.AA. – ITTF sono moltissime, ma gli arbitri necessari per i giochi olimpici sono pochi, per cui la selezione prevede molti parametri.” Non ha escluso la probabilità che possa essere scelto. Attendo la realizzazione di questo sogno, in modo da poterlo condividere con tutto il sistema pongistico italiano, magari con l’aiuto dei dirigenti federali, prima di appendere al chiodo la mia divisa e i miei cartellini.

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