William Santini:«Il nostro primo obiettivo è la crescita del settore giovanile»
Largo ai giovani. È lo slogan del nuovo Comitato Regionale Emilia Romagna, presieduto da William Santini, che, fin dal primo giorno del suo insediamento, ha chiarito il principale degli obiettivi. Numeri alla mano, su un totale di 600 tesserati, iscritti a una trentina di società, le nuove leve sono intorno al 20%. Troppo poche per non preoccuparsi e non cercare di correre ai ripari.
Presidente, su quali fronti avete iniziato a lavorare?
«Ci siamo impegnati molto per cambiare alcuni regolamenti, soprattutto nell'ottica di pervenire a un risparmio economico, che ci consentisse d'investire le maggiori risorse a disposizione nel settore giovanile. Abbiamo intenzione di garantire a livello regionale la massima visibilità possibile all'attività riservata ai nostri ragazzi. Le riserveremo grande attenzione sul nuovo sito, che è in via d'ultimazione, perché i giovani devono iniziare a capire cosa sia la Federazione del tennistavolo. Al momento gli unici informati sono i praticanti e devono essere loro un nostro strumento di promozione a scuola, nei confronti dei loro amici e compagni».
È proprio allarme rosso?
«Ci siamo resi conto che negli anni passati c'è stato un calo del 25% nei numeri dell'attività giovanile. Con noi sente forte l'esigenza di fare qualcosa, per invertire la tendenza, anche il referente tecnico regionale Ivan Malagoli e dunque insieme stiamo cercando di dedicare energie crescenti agli stage. Per incidere ci vogliono però le risorse economiche».
E dunque cosa si può fare?
«Come dicevo, abbiamo cambiato i regolamenti dei campionati a squadre regionali, dalla serie D3 alla C2. Nel quadriennio precedente era stata adottata la formula dei gironi a sei squadre e dei concentramenti, che costavano mediamente 3.500 euro. La maggior parte delle società non era soddisfatta e allora abbiamo portato i gironi a otto, uniformandoli a quelli esistenti in ambito nazionale, e questo ci consentirà di avere un risparmio, che utilizzeremo per aumentare il numero dei raduni giovanili all'interno delle varie Province. Il 70% dei nostri tesserati ha un'età media superiore ai 40 anni e sono numeri che ci spaventano. Abbiamo già mandato in Federazione il nuovo regolamento e ci è stato accettato».
Quali altre novità avete intenzione d'introdurre?
«Su suggerimento di alcuni presidenti di club, mutueremo un sistema che già esiste in altre Regioni. A partire dai prossimi tornei regionali di marzo, chi s'iscriverà alle gare di quinta categoria potrà disputare anche quelle di quarta, senza che ci sia bisogno di qualificarsi. Varrà anche per le altre categorie a salire. Aumenterà la possibilità di confrontarsi e avremo anche dei numeri maggiori di partecipanti».
Quali sono i vostri punti di forza?
«A livello assoluto la Teco Corte Auto Cortemaggiore ha vinto lo scudetto femminile due anni fa ed è ormai stabilmente dell'elite del pongismo nazionale, avendo anche la seconda squadra in A2. In seconda serie c'è anche l'Alfieri di Romagna. Il Tennistavolo Center Parma è arrivato nella scorsa stagione in A1 e ha subito centrato i playoff. Sembra intenzionato a rimanere ai vertici. Nel settore maschile le punte agonistiche sono il Tennistavolo Reggio Emilia Ferval e lo Zerosystem Villa d'Oro Modena, che militano in A2».
E i migliori vivai?
«Il Villa d'Oro da tempo ha un bel centro, con il tecnico Ivan Malagoli che tira su degli ottimi pongisti. Matteo Gualdi è un nazionale e il numero 2 in Italia fra gli Allievi e nei Ragazzi sta crescendo bene Matteo Pecchi, n. 6 del ranking. Il San Polo Parma ha una bella attività, guidata da Emmanuele Delsante, e un discreto settore giovanile con atleti di livello regionale come Alessandro Tini e Giacomo Sernesi. All'Alfieri di Romagna, sotto la guida di Alessandro Ruscelli, al momento i due talenti più in vista sono Matteo Monaco e Luca Tosatti».
Nel femminile?
«Il Cortemaggiore ha un bel movimento, seguito da Michael Oyebode, con Arianna Barani sesta tra le Allieve e la junior Sara Lajmeri. L'Acli Lugo, che ha come coach Catalin Picu, ha Caterina Angeli, la seconda fra le Ragazze e vincitrice della medaglia di bronzo in singolare al recente Minicadet Open in Ungheria. Dietro di lei c'è Giorgia Scurtu ed entrambe quest'anno disputeranno la Coppa delle Regioni».
Che progetti ci sono nel settore paralimpico?
«Il punto di riferimento è Davide Scazzieri, che è il nostro tecnico regionale paralimpico e opera all'interno dell'Ospedale di Riabilitazione di Montecatone. L'obiettivo è di partire organizzando degli stage in Regione, per coinvolgere i ragazzi che stanno già facendo attività nelle proprie società sportive e creare un movimento. L'anno scorso Davide ha già effettuato due raduni a Montecatone con il direttore tecnico paralimpico Alessandro Arcigli e altrettanti con il tecnico azzurro Donato Gallo. Oltre al progetto all'Unità Spinale di Montecatone, ne ha un altro al Centro Protesi di Vigorso di Budrio, sempre con il contributo del Comitato Italiano Paralimpico. Vogliamo trasmettere questa voglia di fare anche alle altre realtà regionali».
I propositi sono dunque molto costruttivi.
«Assolutamente, perché vogliamo far crescere l'attività paralimpica. Grazie a Davide in Emilia Romagna abbiamo un paio di giovani atleti di prospettiva come Carlotta Ragazzini e Victor Betti. Hanno disputato il primo torneo a Lignano, ai Campionati Italiani, ad aprile dell'anno scorso, quando erano ancora ricoverati a Montecatone, grazie alla disponibilità del primario dell'Istituto Jacopo Bonavita, che ha concesso loro un permesso speciale. Carlotta e Victor, entrambi già convocati dal dt Arcigli, possono essere di stimolo per altri ragazzi. Ultimamente Alberto Ramundo del Cortemaggiore ha vinto a Moncalieri la gara per esordienti. Insomma i segnali confortanti non mancano. Non dimentichiamo che in Regione abbiamo anche un'Unità Spinale a Piacenza e altre strutture nella zona della Romagna e bisognerebbe iniziare a lavorare concretamente con loro».
Come sono i rapporti intersocietari?
«Possiamo migliorare molto da questo punto di vista. Potenziando la coesione potremmo diventare anche più forti e farci valere maggiormente a livello nazionale. Il nostro intento come Comitato è di tenere più unita possibile la Regione e, a questo proposito, il prossimo Consiglio che riuniremo sarà aperto a tutte le società, per sondare le esigenze e cercare di venire loro incontro. Apprezziamo la nuova politica federale di coinvolgimento del territorio e al nostro interno cercheremo di fare lo stesso».