La nuova vita americana di Daniele Sabatino
Da Messina agli States. Daniele Sabatino, vincitore di 21 titoli italiani in tutte le categorie e di due ori all'Open d'Italia e attuale atleta in A1 del Tennistavolo Norbello, ha trovato il suo Paradiso nella terra dei cowboy, quel Texas che sta diventando la Nuova Frontiera americana del terzo millennio. Nella capitale Austin allenerà e giocherà i tornei e dunque potrà continuare a coltivare quella che è la sua passione da sempre.
Daniele, perché gli Stati Uniti?
«Marcello Puglisi, un ragazzo che allenava in Italia e ora lavora all'Austin Table Tennis, è stato incaricato di trovare altri tecnici per il club e ha fatto il mio nome. Mi hanno contattato e ho inviato il mio curriculum e la storia dei miei 22 anni di tennistavolo. È venuto fuori un fascicolo di 200 pagine. Ho svolto lì da loro una prova di tre mesi, da settembre a dicembre, e mi hanno fatto un contratto di tre anni rinnovabile. Hanno inviato tutto il materiale che mi riguarda all'Ambasciata e hanno fatto la richiesta per ottenere il visto O-1 per abilità speciali. È l'unico che dopo tre anni consenta di prendere la "green card", che permette di risiedere sul suolo americano per un periodo illimitato. Dopo altri due potrò ottenere il passaporto americano».
Cosa fai all'Austin Table Tennis?
«Sono allenatore del club e le persone vengono a fare dei corsi con me. In più disputo tornei individuali, tutti a montepremi. Ho partecipato a due, uno a Austin e l'altro a Dallas, e mi sono piazzato secondo e terzo. Il livello in queste competizioni è abbastanza elevato, perché sono in gara anche atleti stranieri. Negli Usa stanno ingaggiando parecchi coach dall'estero per far crescere il tennistavolo. Stanno investendo molto, perché è uno sport che piace. Lo pratica anche il presidente Barack Obama. Da non credere, tutti pagano per giocare a ping pong. Alleno dai piccoli agli ultrasettantenni. Da quando mi sono piazzato secondo al torneo, le mie quotazioni sono aumentate» (e ride ...).
Come ti trovi in queste nuove vesti?
«Bene, perché ho sempre vissuto nel giro delle Nazionali e dei Centri Federali e ho avuto a che fare con persone del calibro di Patrizio Deniso. So come funzionano le cose. Ho avuto dei buoni esempi e posso trasmettere ad altri ciò che ho imparato».
Com'è la vita laggiù?
«Si sta bene. Austin, che conta un milione di abitanti, ha la terza Università più grande degli Stati Uniti e per il quarto anno consecutivo ha vinto il premio come città americana con la vivibilità migliore. È la capitale mondiale della musica dal vivo. C'è insomma un bel fermento e la vita non è molto costosa».
Come si svolge la tua giornata?
«Al mattino organizziamo le lezioni e facciamo le riunione fra noi allenatori e con il manager, per vedere come migliorare il club. Al pomeriggio e alla sera sono in palestra dalle 16 alle 22. Il sabato e la domenica i corsi sono al mattino e al pomeriggio, perché i ragazzi non vanno a scuola».
Ora quindi sei in attesa del visto?
«Nel giro di 15 giorni mi risponderanno se me lo concederanno o no. Nella peggiore delle ipotesi mi chiederanno altre referenze. Sono comunque abbastanza ottimista che tutto andrà bene».
Come ti sei sentito, al rientro in Italia, in A1 con il Norbello?
«La prima partita è stata complicata, perché ero arrivato da pochi giorni. Oltre al problema per il fuso orario, non giocavo dal torneo del 17 ottobre. Mi ero solo allenato, ma non è la stessa cosa. Nel secondo match, dopo Natale, mi sono sentito meglio e ho anche vinto un singolare contro il Tt Torino. Mi sono ripetuto contro l'Apuania. Spero proprio di contribuire alla salvezza della squadra, prima di ripartire per Austin. Mi dispiace lasciarli. A 31 anni, però, non avrei proprio potuto rifiutare l'offerta di lavoro che mi hanno fatto oltreoceano».