Le emozioni olimpiche di Jamila Laurenti e Matteo Mutti
Per la prima volta l'Italia è stata rappresentata ai Giochi Olimpici Giovanili da due atleti. Dopo Leonardo Mutti nella prima edizione del 2010 a Singapore e Giorgia Piccolin nel 2014 a Nanchino, in Cina, a Buenos Aires erano in gara la 15enne Jamila Laurenti (Gruppi Sportivi della Polizia di Stato - Fiamme Oro) e il 17enne Matteo Mutti (Aon Milano Sport). In questa intervista doppia ci raccontano la loro emozionante avventura a cinque cerchi.
Andare alle Olimpiadi è stato per voi come realizzare un sogno?
- Jamila: «Quello era il mio obiettivo principale, da sempre e in particolare dall'anno scorso, e ho realizzato il mio sogno. Ora però non mi fermo e sono decisa e determinata ad andare anche ai Giochi dei grandi».
- Matteo: «È sempre stato un traguardo che ho voluto raggiungere fin da quando ero piccolo. Si tratta della gara più prestigiosa».
In passato vi è capitato di guardare i Giochi in tv e cosa avete provato?
- Jamila: «Sono un'amante dei Giochi Olimpici, che mi piacciono moltissimo. Li abbiamo sempre seguiti in tv con tutta la famiglia, tutti i giorni collegati a guardare le cerimonie e le gare. È molto diverso esserci rispetto a vederli e mi piaciuto di più essere stata protagonista diretta».
- Matteo:«Li guardavo e in particolare mi avevano emozionato i Giochi Giovanili ai quali ha partecipato mio fratello Leonardo. Ho sempre sperato di andarci anch'io».
Siete arrivati in anticipo a Buenos Aires, com'è stato l'avvicinamento alle gare?
- Jamila: «L'arrivo anticipato è stato positivo. Abbiamo avuto la possibilità di provare i tavoli e le palline, che erano diverse da quelle usate solitamente, e di abituarci al fuso orario. Cinque ore indietro non sono uno scherzo».
- Matteo: «Siamo arrivati in Argentina alcuni giorni prima e man mano che si avvicinava la gara si sentiva la tensione, ma era una tensione piacevole, perché c'era una bella atmosfera».
La cerimonia inaugurale è stata emozionante?
- Jamila: «È stata magica, in vita mia non avevo mai assistito a un evento del genere. È stata un'occasione unica e molto bella».
- Matteo: «È stata molto bella e non mi aspettavo che ci fosse tutta quella gente a seguirla. Quella è stata proprio una serata unica».
La presenza di molte persone di origine italiana vi ha fatto sentire un po' a casa?
- Jamila: «In effetti mi ha fatto sentire a casa, oltretutto a me piace molto l'America Latina e dunque mi sono sentita doppiamente a mio agio. Mi ha fatto piacere chiacchierare con persone che parlavano l'italiano».
- Matteo: «Mi è piaciuto molto, facevano il tifo per noi e alla fine delle partite ci chiedevano gli autografi e di farsi le foto con noi».
C'é un aneddoto o un episodio carino che vi sia capitato?
- Jamila: «Ci sono state delle serate che io e Matteo, con gli altri ragazzi del Team Italia e delle squadre estere, trascorrevamo nella piazzetta principale del Villaggio e potevamo conoscerci meglio. Una cosa carinissima, che è servita molto per socializzare, è stata una specie di pennetta a forma di mano. Le potevamo collegare al pc per scambiarci le amicizie».
Come vi siete trovati con gli altri atleti italiani o con gli stranieri?
- Jamila: «Alcune sere siamo stati con gli altri italiani e abbiamo messo su un po' di musica e abbiamo ballato. È stato molto divertente».
- Matteo: «Mi sono trovato benissimo con gli atleti italiani degli altri sport ed è stato interessante confrontarmi con loro. Ho capito che avevamo tutti lo stesso obiettivo, di dare il massimo in quella manifestazione così importante».
Siete soddisfatti del vostro torneo in singolare? Avete raggiunto l'obiettivo?
- Jamila: «Sono soddisfatta, perché penso di avere giocato bene. Mi sono impegnata al massimo. Peccato per avere incontrato la giapponese Miu Hirano al primo turno del tabellone. Con Matteo abbiamo concordato sul fatto che il nostro sia stato lo sport presente a Buenos Aires con il maggiore livello di competitività, perché i più forti erano tutti in gara, compresi i due cinesi e i due giapponesi, che al momento sono nettamente superiori agli altri. Non è un caso che abbiano disputato le due finali individuali e la finale a squadre. Affrontando la Hirano ho comunque compreso che con i molti allenamenti e le molte gare che sosterrò in futuro potrei impegnare atlete del genere. Nessuno è imbattibile in assoluto».
- Matteo: «Sono soddisfatto, anche se sono convinto che avrei potuto fare di più. Il match degli ottavi del singolare contro il romeno Cristian Pletea avrebbe potuto andare diversamente. Un po' di amaro in bocca mi è rimasto».
Qual è stato l'incontro migliore che abbiate disputato nell'individuale e cosa ha funzionato nel vostro gioco in quell'occasione?
- Jamila: «La gara che ho giocato meglio nel singolare è stato contro la tedesca Franziska Schreiner. Ero molto concentrata e non le ho lasciato via di scampo. Il mio atteggiamento è stato positivo e sono stata costante quasi in tutti i set. Mi sentivo che sarei riuscita a vincere. È sempre bello affrontare avversari europei di vertice».
- Matteo: «La partita migliore è stata la prima del torneo contro il nordcoreano Kim Song Gun. Sapevo che sarebbe stata decisiva per il passaggio del turno. Sono entrato in campo un po' teso e mi aspettavo un match impegnativo. Ho cercato di essere subito molto concentrato e ho giocato bene tatticamente, non dandogli chance di vincere».
Quale il match più deludente, se c'è stato, e perché?
- Jamila: «Non lo definirei deludente, ma forse avrei potuto dare un po' di più nella prima partita contro la portoricana Adriana Diaz. Bisogna però considerare che lei ha due anni più di me e ha una maggiore esperienza internazionale».
- Matteo: «In realtà non è stato deludente, ma mi ha lasciato qualche recriminazione la sfida contro Pletea, perché ho avuto delle possibilità e non sono riuscito a sfruttarle».
A squadre come vi siete trovati insieme?
- Jamila: «Ci siamo trovati bene e abbiamo disputato delle ottime partite contro Nigeria e Germania. Le altre due contro Cina nel girone ed Europa 1 negli ottavi dell'eliminazione diretta sono state difficili, ma secondo me quella contro gli europei ci è un po' sfuggita di mano».
- Matteo: «Bene, anche se in doppio misto facevamo un po' di fatica. Forse avremmo dovuto provarlo di più. Nel complesso abbiamo fatto un buon percorso, superando il girone».
Come vi eravate allenati?
- Jamila: «Personalmente ho effettuato molti stage con la Nazionale assoluta e con la giovanile e dunque sono arrivata preparata ai Giochi».
- Matteo: «Prima delle Olimpiadi ci siamo allenati a Buenos Aires anche con gli atleti delle altre nazioni».
Cosa pensi di Matteo/Jamila come giocatore?
- Jamila: «Mi piace molto il gioco di Matteo, perché è molto attivo e aggredisce le palline. Secondo me è il più forte in Italia e ha uno stile e una testa per emergere. Sono fiera di lui».
- Matteo: «Jamila gioca molto bene e ha ancora molti margini di miglioramento, negli spostamenti e con il diritto».
E come persona?
- Jamila: «Come persona mi piace, è molto educato e ogni volta che sto con lui mi fa divertire. In queste tappe di qualificazione che abbiamo svolto insieme abbiamo stretto un buon rapporto e mi auguro che la nostra amicizia andrà avanti così nei prossimi anni della nostra carriera pongistica. Lo considero il mio migliore amico e mi piace parlare con lui. Lo devo solo ringraziare per questo».
- Matteo: «Con lei mi sono sempre trovato bene, sono già alcuni anni che disputiamo tornei insieme. È una ragazza seria, che s'impegna molto».
A squadre con quale obiettivo siete andati in campo?
- Jamila: «L'obiettivo era di giocare tutte le partite al massimo, soprattutto il doppio misto, nel quale, non avendolo provato prima delle Olimpiadi, è stato difficile entrare subito in palla. Però ci siamo espressi abbastanza bene anche lì. Volevamo passare il girone e poi vedere se potessimo farcela anche il match successivo. Avremmo in effetti potuto farcela, ma purtroppo è andata male».
- Matteo: «Non avevamo un obiettivo bene in testa, perché molto sarebbe dipeso dagli avversari. Pensavamo partita dopo partita».
Matteo cosa avevate studiato per mettere in difficoltà il campione olimpico cinese Wang Chuqin? Alla fine prevaleva la delusione per non avercela fatta o la soddisfazione per essere andato vicino alla vittoria?
«Contro Wang Chuqin non sono entrato in campo con una tattica precisa. Sapevo che lui è più forte. Ho cercato di fare il meglio e quando mi sono reso conto che avrei avuto qualche chance e ho perso ci sono rimasto male. La mia prestazione è stata comunque ottima e mi sono confrontato alla pari con uno degli atleti più forti del mondo».
La partita contro la Germania che tipo di problematiche vi ha proposto?
- Jamila: «Quando sono andata in campo per il singolare ho pensato che avevo battuto Franziska una volta e avrei voluto ripetermi. Mi sono imposta per 3-0 in una partita giocata di testa. Matteo all'inizio era un po' teso, dopo i primi due set ha ritrovato un buon feeling e ha espresso il suo tennistavolo al 100%. Il doppio non contava più e ci siamo rilassati, per vincere anche quello avremmo dovuto avere un'altra convinzione».
- Matteo: «È stata dura, perché Meissner è un avversario che soffro sempre e contro il quale ho anche perso. Lui gioca lento e serve bene. Sono stato molto contento di averlo battuto».
Jamila, contro la Surjan negli ottavi cosa ti ha permesso di essere così competitiva fino al 2-0 e 7-5 nel terzo set?
«Sono entrata in campo molto carica e grintosa, perché volevo portare a casa quel successo, ho cercato di variare il mio gioco rispetto agli incontri precedenti ed è andato tutto per il meglio».
Poi cos'è accaduto?
«Sul 7-5 c'è stato un timeout che mi ha fatto perdere la concentrazione, lei invece è rientrata subito carica e ha iniziato la sua rimonta. A me è mancata un po' di lucidità, che mi ha fatto perdere molti punti. A fine partita è subentrato un crollo mentale e Sabina è stata brava ad approfittarne».
Matteo, sull'8-4 del terzo parziale avevi fatto un pensierino a battere Moregard?
«Pensavo di farcela, perché avevo adottato la tattica giusta e lo avevo messo in difficoltà. Lui, però, è stato molto duro e mi ha sorpreso con qualche servizio che non aveva mai fatto. Da parte mia ho sbagliato qualche palla semplice e mi ha recuperato».
Cosa non ha funzionato nel prosieguo?
«Il set successivo ero in vantaggio, ma lui sbagliava poco, teneva molte palle in campo e io avevo troppa fretta di chiudere il punto».
Come stato il rapporto in panchina con il tecnico Giuseppe Del Rosso?
- Jamila: «Io e Giuseppe andiamo molto d'accordo e lui è stato il mio primo coach della Nazionale all'EuroMiniChamps di Strasburgo. Fra noi c'è un buon rapporto e grazie a questo riusciamo anche a capirci durante i match. Lui è un allenatore molto calmo e disponibile e in campo mi fa essere molto concentrata e sicura di me stessa e focalizzata sull'obiettivo principale di vincere le partite. Mi aiuta molto anche quando le cose vanno male, quelli secondo me sono i momenti più importanti per migliorare. L'anno scorso ho avuto un periodo negativo, a febbraio in Repubblica Ceca, ci siamo parlati e mi ha promesso che sarei uscita da quella fase e sarei cresciuta molto mentalmente. Così è stato».
- Matteo: «Mi sono trovato bene, anche se lui è l'allenatore delle ragazze. Nei tornei internazionali mi aveva comunque visto giocare e alla fine la nostra collaborazione è stata proficua».
Ritenete che la partita contro Europa 1 sia stata un'occasione persa?
- Jamila: «In effetti un po' lo è stata, a un certo punto la situazione ci è sfuggita di mano».
- Matteo: «Si può considerarla un'occasione persa, perché sia io sia Jamila eravamo in vantaggio e abbiamo avuto la chance di vincere. D'altro canto Moregard e Surjan sono i numeri uno d'Europa e dunque sappiamo che sono un po' più forti di noi».
In conclusione cosa vi ha lasciato questa esperienza a cinque cerchi?
- Jamila: «Mi ha lasciato bei ricordi e fantastiche emozioni, dal primo all'ultimo giorno, e mi ha fatto crescere come atleta e come persona, facendomi conoscere molti giovani come me. Con alcuni ho legato e li sento ancora frequentemente. Tutti i giorni scrivo alla mia compagna di stanza, la golfista Alessia Nobilio, che ha vinto la medaglia d'argento».
- Matteo: «Questa esperienza è stata molto gratificante e mi ha lasciato dentro delle belle sensazioni. Ho potuto seguire anche gli altri sport e frequentare gli altri ragazzi mi ha fatto capire che tutti puntiamo a crescere e a diventare degli atleti migliori».
Vi dispiace che sia finita?
- Jamila: «Molto, perché è stata veramente una magnifica esperienza, che mi sono goduta dal primo giorno. Farò il possibile per poter rivivere momenti del genere in futuro».
- Matteo: «Sono stato bene e mi dispiace che sia finita».