Giorgia Piccolin:«Non mi sono mai sentita così e voglio continuare a crescere»
Con il suo 76° posto è la migliore azzurra nella classifica mondiale. Ora è anche la più forte d'Italia. A dirlo sono stati i Campionati Italiani Assoluti di Terni, ai quali la 22enne Giorgia Piccolin (Anspi Tennistavolo Cortemaggiore) ha vinto il titolo, battendo per 4-2 in finale Jamila Laurenti (Tennistavolo Vallecamonica). Era già stata seconda nel 2014 e terza nel 2015 e questa volta sul gradino più alto del podio è salita proprio lei.
Giorgia, la finale è stata un match speciale?
«Non mi sono mai sentita così».
Così felice?
«Beh certamente anche felice, però più che altro concentrata su ogni punto, senza mollare mai. Sono sempre stata un'atleta caratterizzata da alti e bassi, invece questa volta sono stata molto costante. Sul 3-1, è ovvio, un po' di paura mi è venuta, però poi sul 3-2 sono partita subito decisa».
Contro Jamila a che tipo di tattica avevi pensato?
«Con il suo antitop cercavo di tirare dei colpi scarichi, così da avere poi, sulla palla che mi tornava indietro, la possibilità di chiudere lo scambio. Questa è stata un po' la chiave e allo stesso tempo cambiavo sempre posizione quando tiravo, in modo che non capisse dove potessi tirare. Sulla potenza non avrei potuto competere, perché avrei fatto il suo gioco».
Averla già affrontata nel girone ti ha aiutato in finale?
«Sì, perché mi sono sentita più pronta a fronteggiare le eventuali difficoltà. Mi ha aiutato anche la presenza di Olga Dzelinska in panchina. Mi aveva già seguita una volta precedentemente e mi sono trovata molto bene con lei. Mi ha sostenuto fino alla fine e mi ha dato la carica giusta per affrontare queste partite».
Quattro anni fa avevi già disputato una finale?
«Avevo 18 anni ed eravamo sempre a Terni. In semifinale avevo battuto Debora Vivarelli e in finale trovai Nikoleta Stefanova. Persi per 4-0, ma ero già soddisfatta di essere arrivata lì. Nel 2015 ho perso in semifinale a Molfetta da Veronica Mosconi, quando poi lei si è aggiudicata il titolo. Nelle ultime due edizioni sono uscita nei quarti. Nella prima occasione ho incrociato Stefanova e l'anno scorso Wang Yu. Ero in vantaggio per 3-1 e alla fine ho ceduto per 4-3».
La medaglia d'oro è dedicata a chi?
«Prima di tutto ai miei genitori, è un po' come se l'avessero vinta anche loro. Mi hanno sostenuto sempre, anche all'inizio, quando mi portavano ad allenarmi a Termeno e mia mamma si faceva mezz'ora di andata e mezz'ora di ritorno e poi si fermava lì. Penso anche a Igor Milic, che considero sempre il mio allenatore, anche se non mi segue più. Mi ha cresciuta per otto-nove anni».
Nel doppio con Veronica Mosconi sei soddisfatta dell'argento, dopo il bronzo del 2017?
«Un po' mi dispiace, perché, secondo me, non abbiamo giocato al meglio. In finale contro Colantoni e Loan siamo partite bene e poi ci siamo un po' spente. Sul 2-1 per loro, nel quarto parziale eravamo in vantaggio per 8-5 e c'è stato un punto contestato che è stato dato a loro. Alla fine si sono imposte per 13-11. Pazienza».
E nel misto con Jordy?
«Anche lì qualche recriminazione c'è. In semifinale contro Pinto e Loan eravamo avanti per 2-1 e nel quarto set abbiamo ceduto di misura. Alla "bella" sono stati bravi loro e hanno meritato la vittoria. A noi è rimasto il terzo posto, come a Castel Goffredo nel 2016».
Il titolo in singolare è la conferma di un gioco che è cresciuto?
«Sono contentissima, perché è migliorato il gioco ed è aumentata la fiducia in me stessa. Non mi era mai capitato di essere così solida in partita come quest'anno. Da quest'estate, quando mi sono aggiudicata la gara Under 21 al Challenge Open di Nigeria, sto vivendo un periodo bellissimo e non potrei chiedere di più».
A proposito di successi, quello contro la Eerland in Olanda non è stato male, vero?
«Lei è molto forte, però ha un gioco che m'ispirava. Avrei voluto provare a giocarci e una volta in campo mi sono trovata bene. È stata una bella lotta, con scambi lunghi, essendo lei una che tiene molto la pallina sul tavolo. Siamo andate al quinto set, nel quale ho avuto quattro match-point sul 10-6. Me li ha annullati tutti e alla quinta chance sono riuscita a chiudere sul 12-10».
Il 76° posto mondiale è uno stimolo a fare sempre meglio?
«A gennaio mi stavo un po' preoccupando, temendo di andare indietro, invece sono progredita e anche a marzo ho fatto un passo in più. Sarà importante continuare a giocare tornei e a fare la mia parte, passando la fase di qualificazione e cercando di proseguire il più possibile il percorso nel tabellone. Il mio ranking dovrebbe consentirmi dei gironi abbastanza accessibili e nei Challenge dovrei essere ammessa direttamente all'eliminazione diretta. Gareggerò a fine marzo in Spagna e poi, subito dopo, in Slovenia e in Croazia».
L'appuntamento clou sarà la rassegna iridata a squadre.
«Rispetto a due anni fa a Kuala Lumpur sto giocando meglio e il nostro gruppo sta funzionando, come hanno dimostrato gli Europei in Lussemburgo. Speriamo di essere in grado di mantenerci su quegli standard».
In campionato, con Cortemaggiore, pensi che riuscirete ad arginare la superiorità di Castel Goffredo?
«Spero che ce la faremo. Certo non sarà facile, perché non riusciamo a battere la cinese Li Xiang e quando c'è un'atleta che garantisce sempre due punti è normale che anche le altre vadano in campo con meno pressioni. Ad aprile le affronteremo nel match di ritorno e se ci sarà anche Farladanska capiremo un po' meglio i valori. All'andata Ganna non c'era e in Coppa Italia veniva dal morbillo e non stava ancora tanto bene e poi la formula con il doppio era diversa. Quando ci saremo tutte, vedremo cosa saremo in grado di fare».