Patrizio Deniso: «A Formia ormai siamo a regime e l'impegno assiduo è utile per tutti»
Per il pongismo maschile italiano è iniziato un 2018 che sarà ricco di appuntamenti e di obiettivi. Al Centro Federale di Formia prosegue intensa l'attività coordinata dal direttore tecnico Patrizio Deniso, che coinvolge anche i tecnici Antonio Gigliotti, Lorenzo Nannoni e Valentino Piacentini. Ad allenarsi tutti i giorni con lo staff azzurro sono Mihai Bobocica, Jordy Piccolin, Antonino Amato, Luca Bressan, Daniele Pinto, Gabriele Piciulin, Carlo Rossi, John Michael Oyebode, Marco Antonio Cappuccio, Tommaso Maria Giovannetti, Simone Sofia e il paralimpico Lorenzo Cordua. A loro si aggiungono il russo Sadi Ismailov e l'egiziano Mohamed El-Beiali, che fungono anche da sparring con Luigi Rocca.
Patrizio, come sta procedendo il lavoro?
«Il Centro Federale ormai funziona a regime e consente di sviluppare un impegno assiduo, che si rivela molto utile per tutti. Ci stiamo concentrando sulla crescita tecnica dei giovani, in modo che possano essere competitivi fra qualche anno in ambito internazionale».
Per quanto riguarda Bobocica?
«Stiamo guardando più al progresso dal punto di vista tecnico e fisico che al risultato immediato. A livello fisico finora abbiamo curato prevalentemente la quantità e solo ora stiamo iniziando a lavorare sulla qualità e sull'esplosività. Ha già dimostrato di potersi esprimere su uno standard superiore rispetto al passato. È più tranquillo e sicuro di quello che fa. Il rovescio è migliorato e il diritto è più aggressivo, anche nel gioco sopra al tavolo».
Sei soddisfatto?
«Assolutamente sì, anche se bisogna avere un po' di pazienza e non aspettarsi chissà cosa subito. Continuando così, le soddisfazioni non mancheranno. Sentirsi parte di un progetto e vedere che il lavoro paga regala ai giovani consapevolezza. Qualcosa si è già potuto apprezzare prima di fine anno, con alcune belle vittorie di Amato o Piciulin. La presenza di Bobocica in palestra sta giovando un po' a tutti e non solo la sua».
Di chi altri?
«Anche di Ismailov ed El Beiali, che sono due atleti con esperienza internazionale. Importante è anche il ruolo degli altri stranieri, che vengono ad allenarsi per certi periodi, dai russi agli ungheresi. Arriveranno anche l'austriaco Levenko e il kazako Gerassimenko. Non dobbiamo più andare all'estero a fare degli stage, perché sono gli altri che vengono da noi. Qualcosa questo vorrà pur dire. Non possiamo neppure soddisfare tutte le richieste, non essendoci lo spazio sufficiente».
Quali sono i benefici per i nostri giovani?
«Ricevono quella spinta in più in termini di professionalità di cui hanno bisogno. Non sempre sanno come comportarsi e che atteggiamento tenere per raggiungere un risultato e la vicinanza di colleghi più esperti non può che giovare loro».
Come vedi gli altri azzurri che non si allenano a Formia?
«Niagol Stoyanov in Francia con la sua società sta facendo bene e sta anche battendo avversari di rilievo. Leonardo Mutti sta lavorando bene a Milano e bisogna solo trovare la giusta collaborazione con la società. Stesso discorso per suo fratello Matteo, che si sta dimostrando un giocatore di valore».
Riguardo a Marco Rech Daldosso?
«Marco è cresciuto tecnicamente, ma spesso si perde in un bicchiere d'acqua. La sua cattiveria agonistica non è sempre adeguata e proporzionale all'impegno che va ad affrontare. Non sempre raggiunge il risultato che, per il suo livello tecnico e fisico, meriterebbe. Spesso la gestione delle partite non è adeguata all'ambito internazionale in cui lui si confronta».
Qual è la situazione di Alessandro Baciocchi?
«Alessandro è un giocatore che mi piace molto, ma in campo internazionale è difficile riscontrare, ultimamente, importanti risultati da parte sua, a parte la vittoria su Calderano al Pro Tour del Qatar. Nell'ultimo Open in Spagna, ha avuto una pessima performance. Certo è che in Italia ha raggiunto una consapevolezza e concretezza di gioco che gli permette di non perdere con atleti al di sotto del suo livello, cosa che anni fa non succedeva. L'idea di programma che avevo su di lui era un'altra, rispetto al percorso che ha deciso di intraprendere. Percorso che non mi trova d'accordo, ma che rispetto. Parlare di Alessandro mi permette di esprimere un concetto importante».
Quale?
«Non c'è la consapevolezza che dopo i 17 anni, e in particolare fra i 17 e i 21, bisogni lavorare di più, in termini di quantità, qualità e impegno agonistico. Si arriva alla categoria juniores e la quantità d'allenamento e l'impegno è lo stesso di quando si era allievi e quando si passa alla categoria seniores si rimane ancorati allo stesso impegno che si aveva da juniores. Questo modello va cambiato, è determinante capire questo concetto. Dai 16/17 anni fino ai 21/22 è fondamentale dare una spinta decisa al proprio impegno di lavoro. Il principio della crescita del lavoro graduale e costante non andrebbe mai dimenticato. Purtroppo, non è sempre così. Termino dicendo che molte volte fare il "compitino" non è sufficiente».
Quali saranno i principali obiettivi stagionali?
«Il primo sarà la classificazione olimpica giovanile di Matteo Mutti, che ha dimostrato di poter essere competitivo contro qualsiasi avversario. Si partirà con il torneo a Hodonin, in Repubblica Ceca, e, se sarà necessario, parteciperemo alle prove di qualificazione successive. L'importante sarà gareggiare a Buenos Aires a ottobre. Rimanendo sul fronte giovanile, agli Europei di Cluj Napoca, in Romania, faremo il possibile per recitare un ruolo da protagonisti fra gli juniores e fra i cadetti, come è accaduto con i podi conquistati negli ultimi anni».
Successivi traguardi?
«A fine aprile e inizio maggio avremo ad Halmstad, in Svezia, i Mondiali a squadre. Bisognerà vedere se il nostro ranking nei prossimi mesi ci permetterà di entrare nelle prime sedici nazioni e dunque di disputare la Prima Divisione. Altrimenti giocheremo in Seconda e proveremo a salire».
A giugno ci saranno poi i Giochi del Mediterraneo.
«Saremo a Tarragona e andremo per fare risultato, anche se non sarà facile, perché la concorrenza, con Francia, i padroni di casa della Spagna, Turchia, Croazia, Serbia, Grecia, Egitto e Tunisia, sarà agguerrita. L'ultima volta a Mersin, in Turchia, nel 2013 ci siamo piazzati secondi, battendo Egitto e Serbia e cedendo in finale ai turchi».
Come valuti le qualificazioni agli Europei a squadre?
«Il girone con Norvegia, Israele e Kosovo ci vede favoriti e mi offrirà anche l'opportunità di schierare i giovani, per far fare loro una proficua esperienza. È cambiata la formula e vogliamo riscattare l'eliminazione nei playoff contro l'Ucraina dell'anno scorso e conquistarci l'ammissione alla fase finale, cui parteciperanno 24 nazioni, in programma a Nantes nel 2019».