Giada Rossi:«Ero la favorita per il ranking, ma sapevo che vincere l'oro sarebbe stato impegnativo»
La sua esplosione a livello internazionale l'ha fatta diventare la numero 1 d'Europa e dunque ai Campionati Europei di Lasko Giada Rossi era la logica favorita per la conquista della medaglia d'oro in classe 1-2. Non è riuscita nel suo intento per aver perso al quinto e decisivo set, dopo essersi piazzata prima nel suo girone, la semifinale con la polacca Dorota Buclaw. «Sicuramente - afferma la 23enne di Zoppola - c'è un po' di rammarico per come è andata, anche se devo ammettere che in semifinale la mia avversaria ha disputato una grande partita. Le prime due volte avevo vinto io per 3-2 e in questa occasione è toccato a lei».
Che difficoltà ti propone la Buclaw?
«A Lasko ha giocato per non farmi mettere in atto i miei schemi preferiti. Per esempio facevo fatica a effettuare i pallonetti, che fanno parte del mio bagaglio tecnico, perché mi arrivavano delle palle più molli. Oltre a ciò ha indirizzato i suoi colpi in prevalenza sul mio diritto, dove soffro un po', e ha angolato molto. Gli scambi si sono allungati e ho dovuto rimandare di là parecchie palline, non riuscendo sempre a piazzarle dove avrei voluto. Ho dovuto insomma trovare delle soluzioni diverse da quelle alle quali sono abituata e non è stato facile. Quando sono pochi punti a fare la differenza, non è così difficile passare dalla vittoria alla sconfitta».
A Ostrava, due settimane prima degli Europei, cosa aveva funzionato meglio?
«Per esempio i pallonetti prendevano più effetto e anche se erano un po' lunghi uscivano lateralmente e le creavano dei problemi. A Lasko giravano meno e rimanevano in campo e la Buclaw era più facilitata a recuperarli».
Era qualcosa legato anche ai tavoli?
«In effetti fin dai primi giorni, quando abbiamo potuto allenarci sul campo da gara e abbiamo provato molto i servizi corti, ci siamo resi conto che avremmo dovuto cambiare il movimento rispetto al solito per conservare l'efficacia. Per quanto mi riguarda cerco di non farmi condizionare da questi aspetti e di fare il possibile per ovviare agli inconvenienti».
Prima della gara sentivi il pronostico dalla tua parte?
«Più che altro era il ranking ad assegnarmelo, in realtà non ho mai dato per scontata alcuna partita, perché sapevo che i match sarebbero stati quasi tutti impegnativi. Anche contro la francese Isabelle Lafaye nel girone ho prevalso per 3-0, non si è trattato però di un compito agevole. Ero consapevole del fatto che per arrivare all'oro avrei dovuto superare la Buclaw e la russa Nadejda Pushpasheva. Pazienza, mi rifarò la prossima volta».
La polacca, eliminandoti, ha fatto un favore alla russa, che si è confermata sul trono?
«La finale contro la Pushpasheva sarebbe stata una gara diversa dalla semifinale. Sul servizio contro di lei mi torna un'altra palla rispetto a quella della polacca e riesco a creare più gioco. Anche contro di lei sarebbe stata comunque una sfida ostica, essendo un'atleta molto intelligente, che non lascia mai una pallina al caso».
Nel torneo a squadre come hai vissuto l'incontro con le turche?
«Abbiamo perso il doppio per 3-2, ma al quinto set eravamo avanti per 10-4 e abbiamo perso per 13-11. Sinceramente non riesco a dare una spiegazione di quanto sia accaduto. In quei frangenti forse abbiamo aspettato un po' troppo che Altintas e Duman sbagliassero, quando avremmo potuto prenderci qualche rischio in più per chiudere il punto che mancava. Poi è toccato a me il singolare contro la Duman e anche quello si è risolto alla "bella, nella quale ero in vantaggio per 6-1 e ho perso per 11-8. Fino alla fine ho cercato di fare di tutto per vincere la partita».
Il doppio è stato lottatissimo anche contro la Croazia.
«È stata una battaglia. Eravamo sul 2-1 e nel quarto parziale abbiamo avuto tre match-point, cedendo per 14-12. Nel quinto ci siamo procurate tre palle per concludere sul 10-7 e altre due sul 12-11 e sul 13-12. Alla fine si sono imposte Muzinic e Dretar per 15-13. Nel complesso la nostra prestazione è stata migliore rispetto a quella contro le turche, ma non è bastato. Ai Mondiali a squadre di Bratislava in doppio avevamo battuto sia la Turchia sia la Croazia per 3-2 e questa volta è accaduto il contrario. Alle croate sarebbe stato sufficiente un punto per conquistare l'oro e noi avremmo dovuto imporci per 2-0 per approdare all'argento, per cui, dopo aver perso il doppio il resto è diventato ininfluente. Faremo tesoro di queste sconfitte e continueremo a lavorare per tornare a vincere».
Quale sarà l'avvicinamento ai Mondiali del prossimo anno?
«Riprenderemo da fine ottobre con il raduno a Lignano Sabbiadoro. Con il direttore tecnico Alessandro Arcigli vedremo quali tornei disputare nel 2018 e m'impegnerò al massimo per arrivare nel modo migliore possibile alla rassegna iridata».
È cambiato qualcosa nei tuoi allenamenti da quando sei tesserata per la Fondazione Bentegodi?
«Per ora no, perché il tesseramento è avvenuto a luglio. Quando non ero impegnata negli stage, in estate mi sono allenata a Zoppola con Edoardo Ellerani dell'Astra San Vito e ho svolto anche un programma di preparazione atletica. Quando riprenderemo l'attività, mi sposterò ogni settimana a Verona per qualche giorno, per effettuare delle sessioni alla Fondazione Bentegodi. Da gennaio sarò là in ritiro permanente».