Agli Europei Giovanili, rimpianti per i quattro quarti di finale degli juniores
Non sono arrivate medaglie dalla spedizione azzurra ai Campionati Europei Giovanili di Guimarães, ma nella categoria juniores i nostri ragazzi hanno pur sempre raggiunto i quarti di finale in tutte e quattro le gare disputate. «Purtroppo - spiega il coach Lorenzo Nannoni - ci è mancato quel qualcosa in più che avrebbe potuto rendere la nostra partecipazione veramente positiva. In tutte le quattro occasioni in cui abbiamo giocato per arrivare in semifinale, e dunque sul podio, non siamo riusciti a vincere. In più mi sento di dire che nell'ottavo del doppio Antonino Amato e Daniele Pinto hanno ceduto ai due azeri Yang Xinyu e Wang Chenxi, che come coppia non erano nulla di ché, e in caso di successo il quarto contro gli ungheresi Juhasz e Nagy sarebbe stato alla nostra portata. Anche lì, quindi, avremmo potuto conquistare una medaglia».
La grande recriminazione rimane però la partita persa contro la Germania, dopo aver avuto, sul 2-1, un match-point con Matteo Mutti contro Tobias Hippler, per superare il turno. «Questa competizione - afferma il tecnico - ha rispecchiato la tendenza che si era già affermata in passato. Quando non abbiamo problemi nel girone, solitamente poi non raggiungiamo l'obiettivo. Era già accaduto a Kazan nel 2011 e anche prima altre volte. È come se superare le difficoltà prima ci desse più fiducia per affrontare le partite successive. Detto questo, i ragazzi alla fine hanno perso lottando come dei leoni dalla squadra che poi ha vinto l'oro, avendo un match-point. Anche sul 2-2 Daniele con Engemann ha avuto il set-point per andare al quinto. A quel punto chissà cosa sarebbe accaduto. Come livello anche quest'anno avremmo potuto entrare fra le prime quattro. Matteo contro Engemann è venuto un po' meno e ha perso per 3-0 quasi senza entrare in campo. Non gli si può certamente fare una colpa, perché la stagione passata è stato lui a toglierci le castagne dal fuoco e anche quest'anno contro il Belgio aveva fatto due punti».
La sfida contro i tedeschi si era comunque messa bene: «Daniele contro Hippler ha disputato una partita fenomenale, spesso dovendo rimontare. Antonino, dopo la sconfitta di Matteo, con il suo gioco molto chiuso non ha permesso di esprimersi a Meissner, che in finale contro i russi ha dominato Katsman. Mutti, come abbiamo detto, è arrivato a un punto dal battere Hippler. Era sotto 10-6 alla "bella" e ha recuperato andando in vantaggio per 11-10. Sullo scambio decisivo Matteo ha giocato bene e dalla panchina avevo la sensazione che ormai fosse fatta. Poi è arrivata una palla alta in mezzo e invece di cercare il punto l'ha solo ributtata di là, consentendo all'avversario di ribaltare la situazione. Sarebbe bastato un pizzico di lucidità in più per chiudere i conti».
Venendo alle gare individuali «la semifinale a squadre sfuggita ci ha sicuramente tolto qualcosa nei giorni seguenti. Abbiamo un gruppo competitivo, però mentalmente alcuni traguardi ci sembrano sempre così difficili da ottenere e questo atteggiamento condiziona il nostro rendimento. Dobbiamo lavorare molto tecnicamente e tatticamente e sopratutto di testa. Tornando al doppio di Amato e Pinto contro gli azeri, Daniele era molto falloso e Antonino non era risolutivo. Giocavamo solo chiuso, perché sembrava che, ogni volta che ci fosse da aprire in top, fare punto fosse un'impresa titanica. L'avvio di quinto set in netto svantaggio ci ha definitivamente tagliato le gambe. La coppia in tutto il tabellone non si è mai espressa comunque ai livelli dello scorso anno, quando l'oro a squadre ci aveva senza dubbio trasmesso entusiasmo. La partita di Carlo Rossi e Mutti nei quarti contro Pletea e Ivonin è stata molto strana, perché avremmo avuto il gioco per metterli in difficoltà e non ci siamo riusciti. Abbiamo affrontato questo tipo di partita con un atteggiamento sbagliato. Ivonin all'inizio sbagliava parecchio, era abbastanza scontato in ciò che faceva e non ne abbiamo approfittato. Il primo parziale avremmo dovuto portarlo via senza molti problemi e ci siamo complicati la vita. Abbiamo avuto un set-point non sfruttato, come nella terza frazione, e poi quando si va ai vantaggi ci può stare che avversari di qualità prevalgano».
In singolare i sorteggi non sono stati molto propizi. «Pinto al primo turno - ricorda Nannoni - ha pescato Engemann ed è uscito subito. Amato ha trovato l'insidioso lituano Stankevicius e si è salvato, per superare anche il numero uno serbo Gacev. Nei sedicesimi ha incrociato la testa di serie numero 1 Pletea e gli ha vinto il primo set. Considerando anche la gara a squadre il suo bilancio vinte/perse è stato molto positivo. Deve un po' cercare di cambiare il suo atteggiamento e diventare più offensivo, soprattutto in prospettiva del passaggio a senior, anche se il fatto che faccia molti punti in difesa è un aspetto significativo. Mutti ha raggiunto gli ottavi ed è stato eliminato dal russo Abusev, che è un cliente molto ostico. Rossi è arrivato nei quarti, dopo aver raggiunto lo stesso traguardo nel misto, con la serba Surjan, e nel doppio con Mutti. È stato bravo ed è uno che in campo sa fare tutto. Che sia un talento non si discute. A volte, però, queste sue capacità non sono supportate da un carattere e da una grinta sufficienti. Nel singolare, dopo due bei successi su Hippler e sul francese Bertrand, nei quarti contro lo svedese Soderlund, che sbagliava pochissimo, ha giocato poco. Non ha perso nettamente i quattro set, ma da fuori si aveva sempre l'impressione che il pallino fosse nelle mani dell'altro. Il suo campionato europeo al primo anno junior è stato comunque ottimo. Gabriele Piciulin ha fatto la sua bella figura, perché in singolare è stato battuto dall'azero Yang Xinyu, testa di serie numero 5, e anche in doppio se l'è cavata benissimo con l'ucraino Broiakovskyi ed è stato fermato dal romeno Sipos e dal greco Sgouropoulos».
I cadetti hanno raggiunto i loro picchi con gli ottavi ottenuti a squadre, nel singolare da John Michael Oyebode, in doppio da Oyebode e Matteo Gualdi e nel misto da Gualdi e Jamila Laurenti. «A squadre - commenta il tecnico Valentino Piacentini - siamo andati sotto le aspettative, perché avevamo le possibilità di battere la Svezia, che ha comunque un buon atleta come Friis e un altro discreto doppista come Wesshagen. Oyebode non era al 100% e Gualdi non ha risposto come di solito fa. Persa quella partita ho dato più spazio a Marco Antonio Cappuccio e ad Alessandro Cicchitti, come era giusto che fosse, per far fare loro esperienza. Devo dire che entrambi hanno fatto la loro parte». Anche la sconfitta nel tabellone di doppio contro i francesi Cavaille e Sabhi ha lasciato un po' di amaro in bocca:«Soprattutto ha inciso la prestazione sottotono di Matteo, che in questo Europeo mi ha deluso molto. Da parte sua c'è sempre stata una grande volontà. È la prima volta che l'ho visto poco focalizzato sull'obiettivo. Irriconoscibile rispetto al giocatore che a inizio aprile aveva battuto Sipos in Tunisia».
In singolare, secondo Piacentini, «Oyebode gioca un tennistavolo internazionale, potente, fatto di aggressività. Con Grebnev, che poi ha rischiato di andare in finale ai danni di Moregardh, ha perso per 4-1, ma in tutti i set ha lottato alla pari. In alcuni momenti è anche stato superiore. Anche lui, però, dovrà cambiare qualcosa se vorrà crescere e ne parleremo. Complessivamente, comunque, il lavoro effettuato con Johnny ha dato dei buoni risultati. Gualdi ha continuato il percorso deludente, cedendo all'olandese Hulshof. Cicchitti, nel match contro il portoghese Tiago Li, a tratti ha dimostrato di avere la stessa attitudine di Oyebode e soprattutto nei primi due set ha messo a segno molti colpi vincenti. Mi dispiace che non ce l'abbia fatta, al termine di una prestazione convincente. Cappuccio ha incontrato subito un pongista più forte di lui come il ceco Onderka, che ha perso poi nei quarti da Moregardh. Difficile chiedergli di più».