Tutti per Elisa: «Che bello vedere il mio striscione sul podio agli Europei»
Sono trascorsi quasi due mesi da quel 9 luglio, quando l’incidente in moto ha scompaginato la vita di Elisa Trotti, che fra qualche giorno compirà 22 anni. Sono state settimane difficili per lei, che ha reagito con un’enorme forza d’animo, circondata dall’affetto della famiglia e degli amici. «L’inizio soprattutto - racconta - è stato molto pesante, perché comunque perdere un braccio è un trauma. In più, nel mio caso, avevo costruito una vita e una carriera con il mio braccio destro e dunque è stato ancora più difficile comprendere la nuova situazione. I primi giorni d’ospedale sono stati un inferno, avvertendo anche dei dolori forti, che per fortuna poi sono diminuiti, grazie ai dottori che mi hanno somministrato le medicine giuste. Spero che in futuro non dovrò mai più provare un dolore del genere».
Chi hai trovato attorno a te all’uscita dalla sala operatoria?
«Ero sveglia e ho subito visto mia mamma, mio papà e mia sorella Francesca e i genitori di Maurizio Bertoli, che era in moto con me. Siamo amici da sempre e la sua è la mia seconda famiglia. Il nostro rapporto si è rafforzato dopo l’incidente».
A proposito dell’incidente, cosa pensi della dinamica?
«Prima di tutto, a differenza di ciò che è stato detto nei vari telegiornali, non andavamo a 200 all’ora. Eravamo a mezzanotte e mezza sulla moto, con la maglietta e i pantaloncini. Avevamo freddo e la velocità era molto ridotta. Non è neanche vero che avessimo fatto 200 metri sull’asfalto, sono stati 70. In quelle galleria c’è sempre un po’ di umidità e la ruota davanti deve essere slittata. Maurizio è un bravo motociclista e due giorni prima eravamo andati a fare il giro del Lago d’Iseo».
Come hai fatto ad accettare la situazione?
«Ho capito che nel male sono stata fortunata e che avrebbe potuto andare ancora peggio. Ho una vita davanti e voglio che sia felice. Il mio fidanzato Vincenzo (Delli Carri, pongista anche lui, ndr) è stato il numero 1. I miei lo hanno avvisato e lui è salito subito da Benevento ed è stato a Brescia, dove ero ricoverata, per poi venire a casa quando sono stata dimessa. L’idea originaria era che ognuno trascorresse le vacanze a casa sua e poi ci saremmo trovati ad agosto ad Appiano»
A proposito di Eppan, avevi appena firmato con loro per questa stagione?
«Esatto e la società è stata fantastica e mi ha detto che quando mi sarò ripresa completamente avrò il posto da allenatrice. Sapere che avrò un’occupazione per me è una fonte di conforto non indifferente. Ho già seguito i bambini e i ragazzi dai 7 ai 15 anni, al Vallecamonica e nella stagione scorsa all’Eppan, ed è un’attività che mi piace».
Vorresti anche tornare a giocare?
«È un’idea che mi gira per la testa, ma preferisco non pensarci, perché mi viene un po’ di magone, sapendo che non potrò più giocare come prima e dovrò iniziare da capo con l’altra mano. Intanto mi sto sforzando di scrivere con la sinistra e quando sono da sola mi esercito. Non me la cavo male. Mi diverto anche e mi prendo in giro da sola. Mi sembra di nuovo di essere in prima elementare».
Se gli amici si vedono nel momento del bisogno, puoi dire di averne moltissimi, vero?
«Sono felice, dal momento che si è creato un movimento generale e una quantità enorme di persone mi è stata vicina. Il mondo pongistico si è mobilitato e la Federazione ha aperto un conto intestato a me. La manifestazione di affetto che non dimenticherò mai è stata lo striscione portato sul primo gradino del podio dalla squadra junior agli Europei giovanili».
Non te l’aspettavi?
«No ed è stata una bellissima sorpresa. Vincenzo mi ha fatto vedere la foto su Facebook la mattina successiva in ospedale e sono scoppiata a piangere. Ora ho quello striscione in casa mia, me l’ha portata Marcella Delasa quando è venuta a trovarmi. Lo guardo spesso e mi dà coraggio. Il destino ha voluto che i ragazzi vincessero subito dopo il mio incidente. Dopo aver visto la foto su Internet mi sono alzata dal letto e ho camminato per la prima volta dopo il ricovero. Era il mio quinto giorno di ospedale ed è stato lo sprone a ricominciare».
Hai voglia di tornare nel tuo mondo?
«Da matti e gradualmente, appena potrò, lo farò. Vincenzo gioca e andrò a vederlo. Per esempio a fine ottobre ci sarà il torneo senior a Verona e quella potrebbe essere una bella occasione. Il desiderio di rientrare in palestra è fortissimo, ma dovrò avere pazienza».