NIKOLETA STEFANOVA: "VOGLIO IL RECORD AGLI ASSOLUTI. -NAZIONALE? PERCHE' NO?"
È tornata all'attività agonistica, dopo un anno e tre mesi di stop per la seconda gravidanza, nelle fila della Polisportiva Bagnolese di serie A1. Ora Nikoleta Stefanova è la mamma di Filippo, che a giugno compirà cinque anni, e di Camilla, di sette mesi, ma non riesce a stare lontana dal tennistavolo. «Ho sempre giocato - racconta - e non ne posso fare a meno. Ormai ce l'ho nel sangue. Ho ripreso perché mi piace e mi fa sentire bene. Certamente con due bimbi è complicato trovare il tempo di allenarsi. Con un po' di buona volontà, però, ci sto riuscendo. Lavoro con un ottimo staff e sono felice».
Com'è avvenuto il contatto con la Bagnolese?
«Ero ancora in gravidanza e cercavo una squadra, che fosse vicina a casa (vive a Medole, in provincia di Mantova, ndr) e mi potesse garantire una certa libertà di scelta sui tempi di ripresa. Ho trovato in loro la disponibilità giusta».
Quali sono i tuoi impegni quotidiani?
«Al mattino mi alleno per due ore ad Asola, alternando due giorni al tavolo e due di preparazione fisica con Laurentiu Capra, che mi segue come sparring e allenatore e con il quale mi trovo molto bene. Ho anche ricominciato a lavorare in Aeronautica a Ghedi, in provincia di Brescia, e per il momento vado solo il venerdì mattina in ufficio. Il 21 marzo inizierò a tempo pieno. Il pomeriggio sto con i bambini».
Sei soddisfatta di come stai giocando?
«Il mio gioco è molto concentrato sulle prime 2-3 palline e per farlo bene devo essere molto ben preparata fisicamente. Mi sto concentrando su un buon servizio e su un paio di colpi successivi a ritmo sostenuto».
A cosa puntate con la Bagnolese?
«Abbiamo ancora l'opportunità di raggiungere i playoff, anche se non dovremo più sbagliare. L'altro obiettivo sarà quello degli Assoluti, ai quali tengo molto. In totale ho vinto nove volte il doppio, nove il misto e dieci il singolare. In quest'ultimo ho eguagliato Massimiliano Mondello e voglio superarlo».
Sei ottimista per la rassegna che si svolgerà a Castel Goffredo?
«Per natura cerco di essere più che altro realista. Spero di riuscire a esprimere il mio gioco. L'aspetto più difficile sarà mantenere sempre la lucidità nel corso delle partite. Sono comunque fiduciosa. Mi troverò di fronte tutte le ragazze reduci dai Mondiali e probabilmente anche altre atlete di valore come Tian Jing e Wang Yu. Vedremo come andrà».
Potrebbe esserci nuovamente la Nazionale nel tuo futuro?
«Se ottenessi dei buoni risultati e fossi convocata, mi piacerebbe rispondere alla chiamata. Certamente ho delle esigenze che non sono le stesse di una 18enne e bisognerebbe cercare di trovare un giusto equilibrio».
Quindi potresti puntare ai Giochi di Tokyo 2020?
«Perché no a Rio? La classifica dice che non sono poi così lontana».
Cosa ricordi dei tuoi 15 anni in maglia azzurra?
«Impossibile dimenticare nel 2003 a Courmayeur la conquista del titolo europeo a squadre e del bronzo individuale. Rimarrò sempre anche legata a tutte le medaglie vinte con Tan Mofardini. In doppio avevamo un feeling fantastico. È stata la mia compagna ideale, che mi capiva a livello sportivo e anche umano. Sapeva come guardarmi e cosa dirmi nei momenti importanti delle partite e io riuscivo a dare il mio contributo. Ogni anno in Nazionale mi ha dato qualcosa, anche gli ultimi più complicati quando avevo già Filippo. Nel primo Europeo dopo la sua nascita sono riuscita ad andare avanti in tabellone ed è stato molto gratificante».
E le Olimpiadi?
«Ne ho fatte due e le prime, a 20 anni nel 2004 ad Atene, sono state bellissime, però non le ho godute fino in fondo, perché mi sono trovata in una realtà più grande di me. A Pechino nel 2008 le ho vissute meglio e ho assaporato ogni secondo di quell'esperienza. Speriamo che non sia finita lì».