ANDREA BORGATO: "VENGO DA UN 2015 TRAVAGLIATO, MA ANDRO' A RIO PER UNA MEDAGLIA"
Il 43enne Andrea Borgato, nato a Monselice e da sempre vissuto a Rovigo, anche se ora risiede a Solesino, sarà uno degli azzurri alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e bisserà l'esperienza già maturata a Londra quattro anni fa. Nel 1995 era uno studente del quarto anno della facoltà di Chimica all’Università di Ferrara e la sua vita all’improvviso è cambiata radicalmente. Un incidente d’auto gli ha causato una lussazione fra la quinta e la sesta vertebra cervicale, con compromissione del midollo e conseguente tetraplegia. «Di lì - ricorda Borgato - è partito il percorso piuttosto lungo di riabilitazione. Ho continuato gli studi universitari, facendo pochi esami all'anno, poi nel 2001, proprio l'11 settembre, il giorno dell'attacco delle Twin Towers a New York, sono andato a Ferrara e sono riuscito a farmi assegnare un appartamento nelle vicinanze della facoltà. In tre anni ho superato una decina d'esami più la tesi e dunque mi sono laureato. Ora lavoro nell'ufficio tecnico della Padova Tre, una municipalizzata che si occupa d'igiene urbana».
Cosa ti ha portato al tennistavolo?
«Ho praticato il calcio nelle squadre giovanili senza risultati di rilievo. Sempre da ragazzino ho cominciato all'oratorio a giochicchiare a tennistavolo e mi andavo ad allenare al Commenda di Rovigo con il maestro Grandini. Ho imparato un po' i rudimenti e mi piaceva. Con l'impegno degli studi universitari, ho dovuto abbandonarlo e nel 2006, volendo fare dello sport, ho pensato proprio al tennistavolo e con l'aiuto di Renzo Badiali dell'Uni Sport di Rovigo sono stato indirizzato a un torneo che si svolgeva a Verona. Lì ho conosciuto Michela Brunelli e in particolare Valeria Zorzetto e Giovanni Bruttomesso del Tt Vicenza, che è tuttora la mia squadra. Giovanni è colui che mi ha insegnato quasi tutto ciò che so fare ed è ancora il mio allenatore».
Come sei entrato in Nazionale?
«A fronte di qualche buona prestazione nei vari tornei, con un bronzo alla mia prima uscita internazionale in Austria, sono stato convocato per gli Europei del 2009 a Genova. Ero riserva con Alvise De Vidi, alle spalle di Mauro Rossi e Marco Pizzurro. Nel girone del singolare, però, ho battuto un belga decisamente forte, che era in lotta per la qualificazione ai Mondiali, ho passato il turno e sono stato schierato titolare a squadre. Nella finale per il terzo e quarto posto contro il Belgio, ho sconfitto Patrick Rochet nell'ultimo singolare e abbiamo conquistato il bronzo. Da quel momento, nelle rassegne continentali ho sempre vinto il bronzo a squadre di classe 1 e l'anno scorso l'argento. A Lignano nel 2013 sono stato anche terzo nel singolare, specialità che mi ha regalato il bronzo iridato nel 2014».
Il tuo 2015 è stato piuttosto travagliato, vero?
«Purtroppo ho avuto problemi in famiglia e ho dovuto limitare il tempo e la concentrazione dedicati al tennistavolo. In estate, poi, mi sono infortunato e sono stato a letto per quasi due mesi. Per fortuna avevo un margine di punteggio tale che mi ha permesso ancora di qualificarmi per Rio con due posti di avanzo. Con un'altra annata del genere non ce l'avrei fatta. Il mio difetto è che quando sono al 60% rendo il 30-40% e non va bene. Bisogna dare di più e riuscire a trovare la forza per raschiare il barile. In avvicinamento a Rio faremo uno stage al mese di 4-5 giorni a Lignano Sabbiadoro. Per quanto mi riguarda, continuo gli allenamenti con il mio tecnico e un paio di fine settimana al mese viene a trovarmi a casa Peppe Vella, che mi fa da sparring. Al lavoro da gennaio sono passato dal tempo pieno al part time».
Come valuti il tuo gioco?
«È sempre stato impostato su un servizio veloce o molto corto, con la palla successiva prevalentemente corta. C'è però stata un'evoluzione e le nuove palline girano meno e restano di più in campo. Gli atleti si sono indirizzati verso un gioco più di scambio rapido e anch'io, dopo il servizio veloce, devo continuare a dare ritmo ai miei colpi, per togliere sicurezza all'avversario e approfittare dell'occasione buona per piazzare la chiusura. Stiamo dunque lavorando sul ritmo e sulla resistenza».
Ti sei posto un obiettivo per Rio?
«Il traguardo ambizioso è una medaglia individuale. Come ho vinto il bronzo ai Mondiali, potrei anche ripetermi. Finora l'unico che non ho mai sconfitto è il francese Jean-François Ducay e da un bel po' di tempo non batto Robert Davies, il britannico che è primo nel ranking. Gli altri li ho superati tutti abbastanza recentemente. Sarà una Paralimpiade molto aperta e sento di avere delle possibilità».