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Raffaele Curcio:«A1 e A2 sono delle belle vetrine per valorizzare i nostri giovani»

Di ROBERTO LEVI

Raffaele Curcio:«A1 e A2 sono delle belle vetrine per valorizzare i nostri giovani»

La Marcozzi Cagliari ha ottenuto la promozione dalla serie A2 maschile e in questo modo è riuscita subito a riprendersi il posto in A1, che aveva perso con la retrocessione della prima squadra. La società del presidente Raffaele Curcio, medico di professione, al di là dell'attività di vertice a squadre, può vantare un proficuo lavoro svolto con le nuove leve, come hanno confermato gli ultimi Campionati Italiani Giovanili.

Presidente, con quale prospettive avete affrontato la stagione?

«La nostra filosofia privilegia l'impegno in ambito giovanile. Facendo questo, sappiamo benissimo che i ragazzi possono essere forti, ma mancano d'esperienza e possono andare incontro ad alti e bassi. Abbiamo puntato su una compagine giovane in A1 e nell'eventualità in cui non fosse riuscita a mantenere la categoria, abbiamo pensato a una sorta di paracadute con un team esperto in A2, che fosse in grado di salire. Alla fine è andata proprio così e in tal modo possiamo continuare a garantire ai nostri talenti la presenza nel massimo campionato».

Il girone B della A2 si è rivelato comunque molto competitivo.  

«Era da moltissimo tempo che non ricordavo un campionato di questo livello. Sono contento che anche il Tennistavolo Genova, che è arrivato secondo, fosse formato da atleti giovani, come i due Puppo e Frigiolini. Carrara, Terni e Prato hanno presentato squadre molto forti, che probabilmente avrebbero ben figurato anche in A1. Per questo motivo siamo doppiamente contenti per quello che siamo riusciti a portare a casa».Art 06 Foto 3 La compagine juniores campione dItalia da sinistra Rossi Marco Poma Cappuccio Sandro Poma Curcio Piciulin e OyebodeIl podio del doppio juniores


C'è stato un momento in cui abbiate pensato di non farcela?

«Certamente sì, anche perché alla fine del girone d'andata eravamo alle spalle del TT Genova, che andava come un treno. La preoccupazione era che loro continuassero così, ma dentro di me sapevo che i giovani hanno grandi picchi, ma anche momenti di calo. Così è stato e nello scontro diretto decisivo in casa nostra l'esperienza è stata fondamentale. La stagione è insomma andata come speravamo, anche se con grande difficoltà».

Stefano Tomasi è stato il vostro trascinatore.

«È sceso di categoria e ha cambiato un po' la sua vita, iniziando ad allenare a tempo pieno. Si è mantenuto su un ottimo standard e, giocando in un campionato per lui più che abbordabile, ha fatto fino in fondo la sua parte. Ha perso solo una partita contro Frigiolini e si è comportato, come ci aspettavamo, da vero capitano».


Come valuta il rendimento di John Oyebode?

«Johnny è un talento straordinario, che ha grandi mezzi tecnici e atletici, ma spesso ci dimentichiamo che parliamo di ragazzi di 15-16 anni. Ha dimostrato in più di un'occasione, compresi i tornei nazionali e i Campionati Italiani, di essere ostico per chiunque, però qualche punto, anche non previsto, lo ha lasciato per strada. S'impegna molto e non gli si può imputare nulla. Sicuramente puntiamo su di lui e il prossimo anno farà parte della squadra di A1».

E il nigeriano Kazeem?

«In campo si è dannato l'anima, ma ha ottenuto qualche punto in meno di quanto avrebbe potuto. Quello che dobbiamo però considerare è il lavoro che svolge in settimana. Lui è uno che non si risparmia, è un ragazzo molto educato, che non si tira mai indietro, né con i campioni né con i bambini. Il suo valore aggiunto è dunque l'impegno quotidiano in palestra».

Art 06 Foto 2 Il team di A1 retrocessoda sinistra Gabriele Piciulin Carlo Rossi Olajide Omotayo e il coach Stefano Curcio rdmIl team di A1 retrocessoda sinistra Gabriele Piciulin Carlo Rossi Olajide Omotayo e il coach Stefano Curcio Che dire di Marco Antonio Cappuccio?

«Il fatto che la promozione sia stata in bilico fino all'ultimo lo ha un po' penalizzato. Speravamo di dargli più spazio e in effetti è stato un po' sacrificato. Non si è mai lamentato e quando è sceso in campo ha fatto il suo. Mi ha detto che il prossimo anno cercherà una società per giocare di più e lo capisco».

Venendo alla squadra di A1, la gioventù ha un po' pesato nell'economia del campionato?

«Il più vecchio del terzetto è Omotayo, che ha 22 anni, poi Carlo Rossi e Gabriele Piciulin sono due juniores. Siamo retrocessi giustamente, però, andando a valutare le singole gare, Carlo avrà avuto almeno cinque o sei volte il match-point e non l'ha sfruttato. Quelli avrebbero potuto essere punti preziosi per la nostra salvezza. Gabriele è stato una sorpresa, perché quando è arrivato l'idea era che giocasse in A2. Poi è sorta la possibilità di essere impiegato in A1 e lui all'inizio è stato titubante, poi ha accettato. A mio parere, il suo campionato è stato più che soddisfacente».

Riguardo a Omotayo?

«È indubbio che non sia un trascinatore. Gioca bene, ma non è un vero e proprio numero 1, capace di fare due punti. Anche il suo lavoro in palestra è comunque molto importante. A questo proposito, potrei sottolineare un aspetto?».

Certamente.

«L'A1 e l'A2 sono per noi delle vetrine significative, sono però solo un aspetto della nostra attività. Teniamo molto al settore giovanile. Siamo tornati dai tricolori di Terni con una medaglia al giorno, considerando anche le ragazzine del Quattro Mori, che non sono nostre come società, ma sono come delle cuginette, che si allenano con noi. Abbiamo ottenuto dei risultati straordinari, che avrebbero potuto diventare incredibili se Johnny avesse concretizzato uno dei cinque match-point che ha avuto contro Matteo Mutti in semifinale. Primo, secondo e terzo sul podio sarebbero stati un bilancio clamoroso. Va anche detto che Matteo meritava di vincere finalmente questo titolo di singolare. Ci siamo poi aggiudicati la gara a squadre e anche in doppio siamo andati benissimo».

Speravate di vincere con Rossi e Piciulin?

«Singolarmente Carlo e Gabriele sono più forti di Mattia Foglia e Luca Palmarucci, che però hanno dalla loro un grande affiatamento e la capacità di giocare insieme. Palmarucci ha anche disputato dei campionati sopra le righe. Il loro è stato un successo pienamente legittimo. Non dimentichiamo poi di sottolineare un elemento».

Quale?

Art 06 Foto 4 Il podio del singolare maschile juniores ai Campionati Italiani rdmIl podio del singolare maschile juniores ai Campionati Italiani «Marco Poma di fronte ai suoi compagni risalta un po' di meno, ma ne avessimo molti come lui. Al suo primo anno da junior si è imposto in un torneo nazionale di terza categoria ed è stato un risultato di grande rilievo. Ci dispiace che Edoardo Loi, l'altro nostro junior, per motivi personali, abbia dovuto interrompere l'attività».

Il prossimo anno Carlo Rossi andrà a giocare a Ochsenhausen.

«Siamo felici per lui, anche se ci verrà a mancare un giocatore di valore in A1. Per lui e anche per noi, che abbiamo contribuito ai suoi miglioramenti, l'ingaggio in Germania è un traguardo molto significativo».

Chi avrete, dunque nel team di A1?

«Siamo in fase evolutiva. Due nomi sono sicuri e sono quelli di Piciulin e Oyebode. Vedremo se riusciremo a trattenere Omotayo. Per la A2 Kazeem dovrebbe rimanere. Mi piacerebbe inserire in quella compagine anche Marco Poma».

Ci sono atleti più piccolini che abbiamo possibilità di emergere?

«Da ani collaboriamo con le scuole e in questo momento abbiamo alcuni bambini di 7-8 anni che promettono bene. Crediamo che possano crescere, ci vorrà un po' di tempo».

Chi costituisce il vostro staff tecnico?

«Sandro Poma va prevalentemente in panchina ai tornei e nei campionati. Quotidianamente in palestra ci sono mio figlio Stefano, Massimo Ferrero e Mauro Locci, che è laureato in Scienze Motorie e segue i paralimpici e i bambini con problemi mentali. Salvatore Scotto si occupa del settore femminile al Quattro Mori».

Sul fronte paralimpico che atleti avete?

«Pongisti in piedi e abbiamo partecipato al campionato a squadre. Il nostro 20enne Romano Monni si è già messo in luce con qualche piazzamento. Abbiamo poi un gruppetto di bambini down, che svolgono un percorso di recupero, riabilitazione e anche ludico. Ci sono diversi studi nel mondo anglosassone che hanno enfatizzato l'importanza del tennistavolo nel recupero dei disagi cognitivi. Nella nostra esperienza di tutti i giorni, i giovanissimi coinvolti stanno avendo effettivamente dei benefici, grazie al nostro sport».

Art 06 Foto 5 Il podio a squadre juniores Il podio a squadre juniores

Art 06 Foto 6 Il podio del doppio juniores

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