Zefferino Mancini:«Vi racconto 54 anni al servizio del tennistavolo»
Quando si parla di tennistavolo ternano, la memoria storica è Zefferino Mancini, attuale presidente del Campomaggiore Terni, che ha vissuto le vicende regionali fin dalle origini. «L'attività - ricorda - è iniziata a metà degli Anni '50, grazie a un gruppo di appassionati, ma il suo vero sviluppo, con una continuità nel corso del tempo, risale, a partire dalla prima metà del decennio successivo, all'impegno di don Franco Fiocco, senza il quale non ci sarebbe stato il nostro sport a Terni nelle dimensioni in cui si è sviluppato. Era intorno al Natale del 1963, quando insieme creammo la prima società, la Bacigalupo. In seguito sorsero anche la Virtus Terni, che nel 1976 si fuse con la Bacigalupo, e il Gruppo Sportivo Audace, che confluì nel Circolo Dipendenti Ospedalieri di Aldo De Santis».
Quali furono i maggiori successi a quei tempi?
«Quelli ottenuti dai bambini e dalle bambine della Bacigalupo, alla quale tecnicamente avevo dato una notevole mano. Prezioso fu anche il supporto di Marcello Borgarelli. C'erano atleti come Silvia Clementoni, Serenella Mannicci, Isabella Annibali, Daniela Cardinali, Alessio Silveri e Riccardo Sabatini. Cardinali nel 1976 fu convocata in Nazionale maggiore, della quale sarebbe diventata un punto di riferimento a Mondiali ed Europei. La Bacigalupo per due anni conquistò il primo posto e per un anno il secondo nel medagliere di tutti i campionati italiani, dai giovanili alla prima categoria, e nel 1975 il C.D.O. si piazzò secondo, alle spalle proprio della Bacigalupo».
E nei campionati a squadre?
«Il Dopolavoro Postelegrafonici femminile nel 1973-1974, con Maria Vittoria De Cesare, Patrizia Bruschini, Giovanna Campili e Maura Mauri fu la prima squadra ternana a conquistare la serie A, disputata successivamente anche dal C.D.O. nel '74-'75, con De Cesare, Bruschini e Cardinali, e dalla Bacigalupo nel '75-'76, con Clementoni, Mannicci e Annibali, e nel '76-'77, con le stesse tre e in più Cardinali. Nel 1977-1978 Clementoni, Mannicci, Sabatini e Silveri passarono alla Vitamirella di Porto Sant'Elpidio e Cardinali andò a Senigallia. Nello stesso anno toccò alla Vigor maschile, con in campo Franco Burgo, Alfiero Candelori e Alberto Geri, salire in A2, dove rimase fino al 1981, con il contributo anche di Fausto Mariotti e Adalberto Mancini. Nel 1980 fummo secondi in Coppa Italia, manifestazione che è stata reintrodotta con soddisfazione quest'anno. Tornammo in A2 nel 1982, con Burgo, Candelori e Marco Guerrini, e la compagine femminile, con Annibali, Laura Chiappelli, Daniela Fioroni e Lorenza Moroni, approdò alla A. La Vigor era l'unica società d'Italia a essere presente nella massima divisione con uomini e donne».
Cosa è accaduto poi?
«A metà anni '80 cominciò a emergere Mirko Giustinelli, che si aggiudicò per la prima volta la Coppa delle Regioni. Sul fronte societario la Vigor cambiò denominazione in Tennistavolo Garden Hotel e successivamente, dall'unione delle forze dirigenziali e di atleti del Garden e della Giovanni XXIII, che era succeduta al C.D.O., nacque il Terni TT, che è stato in serie A femminile nel 1999 e maschile nel 2000. Gli ultimi titoli giovanili conquistati dal Garden con me sono stati quelli di Michele Candelori e Mattia Cerquiglini nel 2011 nella gara a squadre e nel doppio Allievi. Candelori è stato anche bronzo nel singolare».
Cosa ha comportato la nascita del PalaTennistavolo a Terni?
«È stato inaugurato nella primavera del 1993 e da allora è sempre stato sede dei Campionati Italiani Giovanili, oltreché di una serie di altre manifestazioni nazionali e internazionali. Dal punto di vista ternano questa struttura ha consentito di riunire tutti i club in una stessa sede. Prima eravamo tutte società di parrocchia, con al massimo uno o due tavoli a testa. In ambito nazionale è stato aperto lì il college federale. Nel Terni TT giocavano i ragazzi del college, che in quegli anni si aggiudicarono parecchi titoli giovanili, con Stefania Bosi, Denisa e Monika Zancaner, Giulia Anulli, Elisa Caraffa, Irene Cipriani, Giulia e Roberto Miccioni, Luigi Rocca, Rocco Conciauro, Luca Franconi e Francesco Colantoni».
Nel 2000 si è poi insediato il Centro di Preparazione Olimpica.
«Erano stati fatti lavori per costruire la seconda palestra e la foresteria e l'impianto assunse, fino al 2003, il ruolo che era stato precedentemente di Fiuggi».
Quanto è importante avere a disposizione un Palazzetto unanimemente riconosciuto come il migliore d'Italia?
«È un titolo che ci siamo guadagnati, perché, anche grazie al Comune di Terni, che è sempre stato nostro partner, al Coni e al Credito Sportivo, il cui presidente era l'avvocato ternano Renzo Nicolini, si è investito molto per far sì che l'impianto, successivamente intitolato ad Aldo De Santis, diventasse sempre più una casa accogliente per il tennistavolo. Da questo punto di vista esiste un'ottima collaborazione fra l'amministrazione e la Federazione. L'illuminazione è perfetta e le aree di gioco sono state aumentate come numero, con l'utilizzo anche della seconda palestra. Ai nostri tornei nazionali siamo in grado di far disputare anche il tabellone di consolazione, con l'assegnazione di tutte le posizioni, per cui tutti gli atleti presenti, anche coloro che vengono eliminati nei gironi, disputano lo stesso numero di match».
Cosa significano le molte manifestazioni che approdano al Pala De Santis?
«Sono un'occasione di visibilità per il nostro movimento e per la città. Il tennistavolo è una delle discipline più apprezzate del panorama sportivo ternano».
Ora la realtà di riferimento è il suo Campomaggiore?
«Esatto, inizialmente la presidente è stata Maria Vittoria De Cesare, la moglie di Aldo De Santis, e poi ho assunto io la guida. Abbiamo un centinaio di tesserati, dagli agonisti agli amatori e ai paralimpici. Possiamo contare su una squadra in A2 maschile, una in C1 e sette nei campionati regionali».
Quali sono le ambizioni con il team di A2?
«Abbiamo allestito un terzetto, con Daniele Sabatino, Li Weimin e Matteo Cerza, che potesse lottare per il vertice, magari non per la promozione, ma per il terzo posto. Il girone d'andata è stato, invece, deludente e ora stiamo risalendo. Stiamo infatti disputando un girone di ritorno molto positivo e speriamo di continuare così».
Chi sono gli atleti di punta?
«Cerza è stato per due anni al Centro Federale di Formia e nella scorsa stagione ha vinto un bronzo a squadre all'Open internazionale di Lignano Sabbiadoro e due tornei nazionali, uno unificato a Terni e uno sdoppiato a Caserta. Nel 2016 agli Assoluti di Castel Goffredo, a soli 16 anni, ha raggiunto gli ottavi in singolare. Ai Campionati Italiani Giovanili ha conquistato un argento in doppio e un bronzo a squadre fra gli Allievi, un bronzo in singolare fra i Ragazzi e un argento a squadre e un bronzo in doppio fra i Giovanissimi. È stato anche terzo nel singolare di quarta categoria nel 2013 e in quello di terza nel 2014. Altro pongista di spicco è il cinese, ormai italiano e naturalizzato ternano, Li Weimin., che sta disputando un campionato di alto profilo».
Ci sono altri giovani interessanti?
«Abbiamo un gruppo di ragazzini, fra i quali c'è il 13enne Luca Toppo, che purtroppo ha iniziato tardi a giocare a tennistavolo e potrebbe comunque ancora diventare un buon pongista in ambito tricolore».
L'ultimo titolo italiano di categoria risale all'anno scorso?
«La medaglia d'oro nel singolare di quarta categoria è andata a Filippo Persichetti, che era uno dei miei ragazzi della seconda metà degli Anni '90. Aveva smesso di giocare per 15 anni e quel successo, ottenuto oltretutto in casa, al Pala De Santis, è stato una bella soddisfazione per lui e per tutti noi. Proprio una bella storia la sua».
Una curiosità personale di questi lunghi anni?
«Quella che ho attualmente è l'ottava auto e le precedenti le ho letteralmente esaurite, macinando chilometri e chilometri al servizio del tennistavolo».
Qualche rammarico?
«Uno in particolare. A Terni abbiamo sempre avuto atleti giovani di valore, soprattutto nel settore femminile, capaci d'imporsi a livello nazionale, e non siamo riusciti a sostenere, come avremmo voluto, la loro attività, per motivi economici».