Federico Falco:«Bronzo europeo dopo l'oro mondiale: un 2017 speciale»
I Campionati Europei di Lasko sono stati la consacrazione dei progressi fatti da Federico Falco, che nel singolare di classe 1 ha conquistato la medaglia di bronzo, il suo primo podio individuale in una grande manifestazione. «È stata la degna conclusione - afferma il 23enne pongista veronese - di una stagione che è andata molto bene. Un terzo posto, che ha seguito l'oro ai Mondiali a squadre. È proprio vero, il lavoro paga sempre».
Quanto sei cresciuto in quest'anno?
«Molto, all'inizio dal punto di vista tecnico e dunque di gioco e poi, più recentemente, anche sotto l'aspetto della gestione della gara, avendo l'approccio e la grinta giusti e riuscendo a non andare eccessivamente sopra il mio ritmo ottimale. Avevo sempre la mania di strafare e a Lasko sono riuscito a controllarmi, dimostrando di essere progredito».
Ti sognerai gli inglesi di notte, a forza di trovarteli sempre contro?
«In modo particolare Thomas Matthews mi perseguita. In tutti i tornei, tranne a Lignano Sabbiadoro e a Ostrava, ho sempre finito giocando contro di lui e ho perso. È diventato la mia "bestia nera", anche se a Lasko, nell'Open di Slovenia, l'ho battuto nel girone».
A proposito di girone, contro Robert Davies eri avanti per 2-1.
«Anche nell'ultimo torneo prima degli Europei, a Ostrava, mi sono trovato nella stessa situazione e anche lì avevo perso al quinto set. Questa volta alla "bella" è successo un po' di tutto. Ero sotto 8-4 e ho recuperato fino all'8-8. Ho avuto una palla alta da schiacciare a centro tavolo e ho perso il controllo del colpo, mandando la pallina fuori. È salito lui 10-8 e ho servito tagliato, lui mi ha risposto con un top sul diritto e io sono riuscito a piazzarlo al centro, dove lui fa fatica. Sul 10-9 ho fatto lo stesso servizio e mi ha risposto allo stesso modo, colpendo però lo spigolo e chiudendo il match».
Contro Matthews in semifinale hai perso una chance di vincere in tre set?
«Mi sono aggiudicato primo e terzo set e nel secondo ero in vantaggio per 6-2. Ho sbagliato una palla moscia a centro tavolo che ho voluto spingere, mentre avrei dovuto piazzarla fuori dalla portata dell'avversario. Mi è finita lunga e lui si è avvicinato e ha iniziato a giocare meglio, cosa che non aveva fatto nel primo parziale, in cui mi ero imposto per 11-5. Avessi vinto quel set lì forse ce l'avrei fatta o magari avrei perso lo stesso. Nel terzo ero indietro 9-7 e ho ribaltato la situazione con quattro punti consecutivi. Nel nostro sport tutto cambia molto rapidamente. Sono contento di ciò che sono riuscito a fare».
Eri partito dall'Italia con l'obiettivo di una medaglia?
«Sapevo che era nelle mie possibilità e allo stesso tempo che avrei avuto un compito difficile. In classe 1 c'è una competizione elevata. Non siamo in molti, come nella classe 3 di Matteo Orsi e Alessandro Giardini, però quelli che ci sono sono forti».
In semifinale hai spesso disteso le braccia sul tavolo. Era una questione di stanchezza?
«No stavo bene, cercavo di rimanere sciolto. Già il giorno prima nel girone contro il russo Lavrov avevo notato che ero troppo rigido e ciò non mi permetteva di andare a prendere delle palline che non erano così corte, perché restavo troppo attaccato alla carrozzina. Contro il francese Papirer la sera ho provato a distendermi di più quando mi sentivo contratto, per rimanere sempre morbido. Siccome era andata bene ho deciso di effettuare gli stessi movimenti in semifinale, anche per allentare la pressione nervosa, con cui dovevo fare i conti».
Nei quarti hai affrontato proprio il francese che aveva eliminato Andrea Borgato. Ti sei fatto dare dei consigli da lui?
«Avevo già giocato contro Papirer a marzo in Romania e a Lasko e lo avevo sempre sconfitto, con punteggi tirati. È un atleta che sta crescendo bene e ho chiesto ad Andrea se avesse individuato in lui dei punti deboli dei quali non fosse riuscito ad approfittare fino in fondo. Con il direttore tecnico Alessandro Arcigli abbiamo poi scelto di adottare una tattica che privilegiasse i servizi veloci e con molto effetto verso gli angoli, limitando invece il mio gioco, che punta sui servizi corti e sulla risposta».
Ha sorpreso anche te l'uscita nel girone di Andrea?
«Certamente, dal momento che nelle fasi di avvicinamento lo avevo visto molto bene. In tutta la stagione ha sempre raggiunto il podio, battendo gente fortissima. A Lignano ha perso in finale da Major, a Lasko si è classificato primo, superando sia Rob Davies sia Major e ai Mondiali a squadre ha disputato una partitona contro la Corea, che ci ha consentito di centrare l'oro. Agli Europei forse ha sofferto un po' la prima partita. Anche lui era arrivato in Slovenia con l'ambizione di mettersi al collo una medaglia».
Deluso dalla mancata effettuazione della gara a squadre?
«Ci è dispiaciuto molto, dopo il successo iridato. Major si è fatto male ed è finito all'ospedale e gli slovacchi hanno deciso di non venire. Ci hanno rispediti a casa senza giocare. Peccato, sarebbe stato bello riaffrontare gli inglesi, che hanno piazzato tre atleti a medaglia nel singolare».
Cosa serve per battere i britannici nelle grandi occasioni?
«Rispetto a Robert e a Paul Davies, i due più vecchi, mi manca un po' di malizia e d'esperienza e l'abitudine ad affrontare certe partite decisive. Rob dal settimo punto in poi del set non sbaglia più nulla. Nei confronti di Matthews non c'è invece una grande differenza e dovremo analizzare i motivi per cui alla fine riesca a prevalere anche in match molto equilibrati. Forse il motivo è che contro di lui non riesco ancora a gestire la sfide fino all'ultimo punto. Vorrà dire che mi prenderò la rivincita ai Mondiali del prossimo anno».
Come sei messo in fase di qualificazione?
«Dovrei essere in una posizione abbastanza tranquilla. Nella mia classe andranno in 18 e attualmente sono numero 12».