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QUANDO I GIOVANI PRATICANO PER IMPARARE

Di Domenico Ferrara Matteo Quarantelli

QUANDO I GIOVANI PRATICANO PER IMPARARE

In una società orientata al cambiamento e allo sviluppo scientifico, azioni o idee che nascano nell’approccio alla soluzione di problemi concreti, possono favorire grandi opportunità di crescita delle persone.

E proprio così è accaduto anche per la pratica sportiva giovanile che in questi anni è profondamente cambiata per assecondare le esigenze di crescita e sviluppo delle persone in età evolutiva.

Il gruppo di lavoro che all’interno della nostra Federazione opera, ha quindi colto questa opportunità con l’intento di proporre un modello metodologico che permettesse ai giovani praticanti di realizzare un percorso formativo articolato, denso, ricco di stimoli, codificato attraverso tappe ben definite.

Numerosi aspetti potrebbero suggerire una articolata riflessione: proviamo con questo contributo a dedicarci a uno dei principali riferimenti. La capacità di produrre un efficace ed efficiente spostamento nello spazio, durante una precisa scansione temporale, in relazione a un oggetto in movimento.

Il “Duello” del tennistavolo, infatti, impone ai praticanti la continua soluzione del “problema” di eseguire compiti motori estremamente precisi, assumendo posizioni nello spazio in tempi esigui, comprendendo la logica dello sviluppo del gioco.

Ecco quindi che le attività proposte ai giovani (anche ai più giovani) debbono essere concepite per favorire un'attitudine al “Movimento” ma anche allo sviluppo della presa di informazione e di decisione. Due aspetti emergono: la ricerca del posizionamento del corpo (in termini di Orientamento Spazio-Temporale), l’analisi delle traiettorie e della circolazione della pallina.

E’ stato quindi inquadrato un Modello organizzativo e metodologico che permettesse di abbinare la pratica motoria e quella delle attività specifiche, al fine di favorire lo sviluppo integrato della persona pongista. Questo collegamento risulta così rilevante che la struttura di una seduta di attività è stata “pensata” per accogliere queste istanze. Proviamo ad analizzarne le caratteristiche.

Art 11 tabella mini per download
(cliccare con il mouse per scaricare la tabella in PDF)

L’avvio della seduta è caratterizzato da una fase, di “attivazione”, di circa 40’ fortemente orientata a un ricco impegno motorio che si esplicita attraverso attività di discreta densità: i ragazzi sono chiamati a svolgere esercitazioni in cui è richiesto di produrre compiti semplici in regime di variabilità, con buon controllo dell’esecuzione.

Fra le numerose proposte, una di quelle a carattere speciale sollecita nel giovane la lettura di traiettorie della palla e la produzione di compiti ricollegati (a coppie, a terne, vengono lanciate, afferrate, intercettate, palle di diverse dimensioni e caratteristiche, con modalità diverse).

Altre, simili, opportunità possono essere condotte a coppie, utilizzando il rotolamento, la parabola (alta, tesa,…) della palla, chiedendo ai praticanti di alternarsi nella produzione e nel riconoscimento delle differenti direzioni, traiettorie, altezze, profondità,…

Queste esperienze consentono ai giovani di rilevare informazioni e riferimenti spazio-temporali che favoriscono la costruzione di “un archivio” cognitivo (cioè una memoria di situazioni e soluzioni), ma anche lo abilitano a risolvere problemi motori da “sfruttare” durante la pratica pongistica, durante la quale bisogna leggere e interpretare molte informazioni riguardo la traiettoria della pallina, acquisire la posizione ideale per effettuare un colpo (cioè quella della migliore distanza dal punto in cui la pallina verrà colpita) ed eseguire il colpo più efficace.

Altre attività promuovono invece lo sviluppo della muscolatura di sostegno e di propulsione dell’apparato locomotore, che durante l’evoluzione biologica e nel corso della vita della persona necessita di continua e adeguata, sollecitazione. Questo “traguardo” ha una ulteriore forte correlazione con la capacità di controllare il movimento del corpo e degli arti, di produrre movimenti rapidi e precisi. Come a dire che per divenire dei moderni atleti-giocatori, si può avere un grande aiuto anche dall’attività fisica.

Art 11 IMG 6471Quando poi si passa alla seconda parte della seduta, quella specifica, l’attenzione viene rivolta alla realizzazione di movimenti precisi, fluidi, di cui si abbia controllo.

Non è quindi per niente casuale che si utilizzino situazioni estremamente semplificate, adattate, al fine di consentire una visualizzazione esatta del punto di impatto tra racchetta e pallina ed un efficace posizionamento del corpo per la corretta esecuzione del colpo prescelto.

Se dovessimo inquadrare una semplice progressione, potremmo immaginarci di identificare il problema “Distanza” in situazioni in cui la pallina risulti ferma oppure in cui venga richiesto di intercettare una pallina distribuita in un punto con velocità e traiettoria costanti o ancora in cui venga richiesto di intercettare dopo aver realizzato un piccolo spostamento, o, infine, introducendo un poco di imprevedibilità.

In quale modo viene concretamente declinato quanto abbiamo descritto? Valutiamo il programma di una seduta di lavoro proposta durante uno Stage dedicato agli U10.

Ponendo la lente di ingrandimento sulle caratteristiche della parte di seduta al tavolo, possiamo riconoscerne una divisione in due parti.

Nella prima, dopo un’attività di riscaldamento al tavolo eseguita sulle diagonali sia in palleggio che in scambio e top spin, viene proposta una esercitazione regolare, durante la quale, gradualmente, vengano introdotte delle semplici variazioni di direzione della pallina, fino ad arrivare ad una situazione nella quale a un ritmo controllato un atleta giochi in un solo punto mentre l’altro possa sfruttare tutte le possibili direzioni sul tavolo.

Nella graduale variabilità situazionale, viene richiesto ai praticanti di riconoscere e regolare il ritmo nell’esecuzione e di muovere il corpo “a tempo”.

È indubbio che per promuovere la capacità di giocare con ritmi che variano, nasca l’esigenza di sviluppare un timing preciso sulla pallina.

Nella seconda parte possono essere proposte due esercitazioni: la prima è un lavoro a coppie nel quale viene distribuita, alternativamente, con il cesto, una sola pallina per volta verso un'unica direzione. Il giovane praticante può porre l’attenzione al controllo del proprio movimento in una situazione di ripetitività di lettura della traiettoria della pallina.

La seconda esercitazione viene realizzata adattando e semplificando la situazione, nella quale la pallina viene tenuta ferma su un supporto. Ancor più di prima l’attenzione può essere rivolta a definire i riferimenti spaziali con la certezza di “trovare” la pallina.

Da quanto esposto si può immaginare che apprendere un'abilità sportiva divenga possibile qualora la persona abbia informazioni certe e semplici per risolvere un problema motorio e possa quindi riuscire nella realizzazione di compiti di cui abbia il controllo.

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