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Esperienze di un italiano nel tennistavolo belga

Di STEFANO BONELLI

Stefano Bonelli con alcuni soci del TTC Meerdaal
Stefano Bonelli con alcuni soci del TTC Meerdaal

Cosa fa un pongista appassionato quando si trasferisce all’estero? Prima ancora di aver trovato casa, ha già fatto la lista delle società di tennistavolo della sua zona ed è informato in quali categorie militino. Almeno, questo è ciò che è capitato a me prima che mi trasferissi in Belgio per studiare. Belgio, dunque, il Paese natale di un campione indiscusso come Jean-Michel Saive e dalla grande tradizione pongistica, come dimostrano i numeri: quasi 28mila atleti tesserati (su una popolazione di circa 11 milioni abitanti). Cifre da capogiro se paragonate ai nostri 11.600 atleti attualmente inseriti nelle classifiche nazionali (distribuiti su 60 milioni di abitanti). Ma torniamo a noi, il primo impatto con una società (o "club", come li chiamano qui) belga di tennistavolo è sempre molto particolare. Per prima cosa, buona parte delle società non fa uso di palestre legate alle scuole, ma svolge le proprie attività in locali privati (di proprietà o affittati) o in Palazzetti dello sport comunali. La seconda cosa che colpisce immediatamente è che quasi tutti questi locali hanno un bar al proprio interno. Avete capito bene, un bar dove poter bere una birra belga, mangiare un panino, passare una serata tra amici mentre si guarda un match di campionato. Non c’è quindi da stupirsi se il "terzo tempo" tipico del rugby sia stato adottato dalla Federazione belga di tennistavolo all’interno del proprio regolamento. Infatti, al termine di ogni incontro di campionato, la squadra ospitante deve offrire da bere alla squadra ospite. Nel caso delle serie maggiori, deve persino offrire qualcosa da mangiare, per esempio una pizza d’asporto. E qui troviamo una delle prime caratteristiche che distinguono il tennistavolo belga: il fair-play. Già, perché il sedersi tutti assieme intorno a un tavolo, dopo aver posato le asce, o meglio le racchette, da guerra, promuove i rapporti fra i giocatori e stempera le rivalità che possono nascere in gara.

Art11 Barincorporato nellapalestraGand Bar incorporato nella palestra Gand

Il fair-play, ovviamente, si vede soprattutto in campo dove, in un certo senso, è davvero necessario. Come mai? Per un semplice motivo: durante gli incontri ufficiali, dalla serie corrispondente alla nostra A2 a scendere, gli incontri vengono giocati su due tavoli contemporaneamente, senza barriere che li separino tra loro. Come avrete capito, questo porta a un considerevole numero di palline che entrano in campo durante lo scambio e che portano all’interruzione del gioco. Quando me lo spiegarono la prima volta, non volli crederci. Pensai: "Le partite saranno una rissa continua con i giocatori che discutono se la pallina estranea sia entrata in campo prima o dopo il termine di uno scambio di gioco". Niente di più lontano dalla realtà. Spesso i giocatori si offrono spontaneamente di ripetere il punto anche quando la palla è palesemente entrata in campo a scambio terminato (sta ovviamente all’avversario mostrare fair-play e rifiutare la gentilezza avversaria). A ogni modo, in tre anni di competizioni ufficiali, al massimo in un paio di occasioni mi è capitato di assistere a discussioni animate tra giocatori. Un record rispetto alle mie precedenti esperienze in Italia. Art11 TorneofederalecittaDiestTorneo federale nella città di Diest

Ma come funziona quindi il campionato in Belgio? Tanto per cominciare, è molto lungo. I gironi sono sempre composti da 12 squadre, tranne che per la massima serie dove competono 10 compagini. Questo porta a un totale di ben 22 giornate da giocare tra settembre e aprile: una manna per chi, come me, ama la competizione. Ma c’è di più, gli incontri si svolgono 4 contro 4 (solo singolari) per un totale di 16 incontri da disputare su 2 tavoli contemporaneamente. Inoltre è prassi disputare tutte le partite anche quando l’incontro è già stato aggiudicato a una dei due team. Quest’ultima è la caratteristica che in assoluto preferisco rispetto al campionato italiano. Infatti, quante volte vi è capitato di andare in trasferta guidando per 3 ore o più solo per perdere o vincere 5-0, avendo magari giocato soltanto una partita? In Belgio, questo non succede: quattro partite sono garantite a ogni pongista. Un’altra caratteristica molto interessante è una conseguenza diretta della formula di gioco: il regolamento contempla il pareggio. Con 2 punti assegnati ad ogni vittoria e 1 punto per ogni pareggio ecco che la classifica diventa molto densa e interessante visto che anche solo un pareggio può fare la differenza tra retrocessione e salvezza. A questo punto qualcuno potrebbe far notare che mettere insieme 4 giocatori (più riserva/e) per 22 giornate sia un’impresa ardua. Probabilmente è anche per questa ragione che nel campionato belga i giocatori non sono vincolati alla loro squadra, ma possono essere spostati fra una formazione e l’altra a ogni giornata di campionato, rispettando però alcuni vincoli di classifica. Immaginate di poter giocare un giorno in C1, la settimana dopo in B2, quella dopo in C2. Certo potrebbe creare un po’ di confusione, ma significa anche non avere mai problemi di dover cercare riserve o dover rimandare incontri quando qualche atleta non sia disponibile. Esistono comunque dei vincoli per evitare che pongisti troppo forti giochino in categorie molto basse. Il sistema per determinare le Art11 GiornatacampionatoTTCMeerdaalGiornata di campionato del TTC Meerdaalformazioni a ogni turno è abbastanza complicato e non ne parlerò, ma vi basti pensare che è basato sulla classifica e la categoria di appartenenza di ogni giocatore (in Belgio ci sono ben 18 categorie, contro le nostre 5).

Come avrete capito, il tennistavolo in Belgio è per certi versi molto diverso dal tennistavolo nostrano. Alcune pratiche però potrebbero essere esportate anche in Italia senza troppe difficoltà. Per esempio, si potrebbe introdurre il "terzo tempo" come momento di aggregazione (anche se di pochi minuti), per favorire l’instaurarsi di relazioni fra i giocatori e di conseguenza favorire il fair-play in campo. Si potrebbe poi ridurre la fiscalità sui campi di gare nelle categorie minori e nei tornei minori, aumentando così il numero di tavoli che possono essere allestiti nello stesso spazio. Infine, un ripensamento al sistema di gioco degli incontri di campionato, per esempio introducendo il pareggio o riducendo il vincolo fra i giocatori e la propria squadra, potrebbe rendere più interessante e anche più divertente l’esperienza. Comunque sia, c’è una cosa che accomuna i pongisti belgi e italiani: alla fine di una partita persa, entrambi danno la colpa alle retine e agli spigoli.

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