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Racchette e abitudini

Di MARCELLA MARCONE MARCO MAZZONI

Racchette e abitudini

E' di prossima uscita un libro intitolato "Racchette e abitudini", che parla delle abitudini prima, durante e dopo i match di tennis e tennis tavolo.

In questo estratto si spiega il motivo della scelta di questi due sport.

 

PERCHÉ IL TENNIS E IL TENNIS TAVOLO?

Tutti gli sport permettono di ripetere, in modo semplice e più o meno mascherato, molte situazioni vissute fin dalla più tenera infanzia, durante tutto il processo di crescita che porta il bambino a diventare un adulto. In particolare quelli che si avvalgono di una palla, uno degli "strumenti" più noti ai bambini di oggi e di ieri, abituati fin dalla culla a vederla roteare sopra i loro occhi, accompagnata da musichette ripetitive e rilassanti; rotolare spinta in modo maldestro dai loro piedini; fluttuare per aria nei primi vani tentativi di riuscire ad acchiapparla. Per molti bambini l'infanzia è accompagnata da una palla che viene e che va, che si tira e che ritorna, che ricompare, quando viene buttata via, grazie a qualcuno che la raccoglie e la rimette in gioco. Con la crescita il divertimento consiste poi nel lanciarla lontano, sempre più lontano, con tiri sempre meno maldestri ma più controllati, mirati verso qualcosa o qualcuno. Infiniti sono i giochi che si possono fare con la palla, da soli, in due come in molti, con le mani, coi piedi, al chiuso come all'aperto.

Anche se gli sport che prevedono l'uso della palla sono molti, in "Racchette e abitudini" ne prenderemo in considerazione solo due: il tennis e il tennis tavolo. Questa scelta è dettata da varie ragioni:

- nella mia pratica di psicoterapeuta ho avuto varie occasioni di lavorare con giocatori/giocatrici di questi due sport, che conosco bene anche per averli praticati. Ritengo che a essi si possano accomunare paddle, badmington, squash e beach tennis per dinamiche simili, che tuttavia per ora non ho avuto occasione di approfondire professionalmente;

- abbiamo deciso di limitarci a parlare di sport individuali e non di squadra, perché il nostro obiettivo è quello di mostrare in modo semplice come nell'individuo (e non nel gruppo) le abitudini si generino in base ai vissuti infantili.

Sia il tennis che il tennis tavolo sono sport molto aggressivi, che mettono in diretto feedback con la propria aggressività, intesa come spinta pulsionale neutra (cioè né buona né cattiva) alla sopravvivenza e all'affermazione di se stessi.

Anche se privi di contatto fisico, con i contendenti separati dalla rete o dal tavolo di gioco, l'unica cosa che veramente conta è vincere: non esiste possibilità di pareggio e giocare bene non basta, dal momento che il valore personale non è oggettivo, ma basato sulla capacità di imporsi, di superare, di sopraffare l'avversario.

Giocare a tennis e a tennis tavolo permette dunque di rivivere, con personaggi e scenari diversi, i tentativi di controllo motorio, di relazione con l'altro, di auto affermazione a scapito dell'altro, che hanno caratterizzato la propria crescita.

Ma porta anche a ripetere le difficoltà incontrate per diventare adulti, che si manifestano attraverso problematiche specifiche che possono condizionare in modo più o meno grave il raggiungimento dell'obiettivo che ognuno, a qualsiasi livello, si prefigge: la vittoria.

Se la presenza della palla è l'aspetto più macroscopico tra il gioco dell'adulto e del bambino, anche la crescita agonistica nel tennis e nel tennis tavolo, il tentativo di affermarsi a livello professionistico in questi sport, permette di ripercorrere aspetti di vitale importanza nel proprio sviluppo individuale.

Art 11 Marcella Marcone rdmOgni essere umano infatti, a prescindere dalla sua razza, religione, status sociale, per crescere cerca di soddisfare del bisogni fondamentali, che assumono caratteristiche differenti in base al periodo di sviluppo che attraversa.

Si tratta dei bisogni di sopravvivenza/sicurezza, riconoscimento, potere.

L'inizio della vita di un bebè non è cosa semplice, dal momento che si trova proiettato in poche ore in un mondo sconosciuto e pieno di stimoli che lo aggrediscono, dopo nove mesi di vita nell'utero materno, circoscritto e ormai conosciuto (anche se non per tutti e/o non per tutta la gravidanza confortevole e amico).

Per sopravvivere deve riuscire a trovare, in un ambiente nuovo, dei punti di riferimento che gli diano sicurezza, perché capaci di fargli capire che le sue pulsioni saranno soddisfatte, per esempio la fame, vissuta come distruttiva finché non riesce a essere placata (almeno in modo allucinatorio)

È' in questo contesto che nascono le abitudini, ossia l'insieme di quegli atti che preludono e poi portano al soddisfacimento. Ripetere porta a prevedere e prevedere a gestire, dunque a vivere in modo più rilassato i momenti di aumento della tensione, altrimenti percepiti come ingestibili, devastanti, capaci di mettere a repentaglio la propria capacità di sopravvivenza.

Per ottenere riconoscimento e potere nello sport è necessario imporsi su scenari internazionali, dove già riuscire ad arrivare e a sopravvivere è difficile e impegnativo, vista la spietata concorrenza. Se al tennis di alto livello (quello degli Slam, Master series ecc.) possono accedere i migliori in assoluto, in base al ranking individuale, nel tennis tavolo la situazione è un po' diversa e più complicata: per essere iscritti ai tornei più importanti è indispensabile far parte della nazionale del proprio paese. La lotta per conquistarsi un posto è quindi duplice, in quanto inizia "in casa" . Se si pensa a Paesi come la Cina dove il tennis tavolo è assai diffuso e il livello tecnico è altissimo, si capisce quanto possa essere accesa la guerra "fratricida" e quante energie si debbano spendere solo per arrivare a partecipare alle gare che contano..

 

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