Nazionale all'Open d'Ungheria. Patrizio Deniso: «Bravo Leo, brucia la sconfitta in doppio»
La Nazionale assoluta è rientrata dall'Open di Ungheria, al quale ha presentato in gara Mihai Bobocica e Leonardo Mutti (Aeronautica Militare), Niagol Stoyanov (Fiamme Azzurre), Chiara Colantoni (Tt Center Parma), Veronica Mosconi (Tt Vallecamonica), Giorgia Piccolin (Tt Cortemaggiore) e Debora Vivarelli (Eppan Tt Raiffeisen). Al loro fianco c'erano il direttore tecnico Patrizio Deniso e il tecnico Maurizio Gatti.
Patrizio, che commento si può fare sul rendimento dei nostri a Budapest?
«Parlando dei ragazzi, Leo è stato molto competitivo e mi è piaciuto. Ha giocato vicino a tavolo ed è stato aggressivo. Deve progredire fisicamente e limare qualcosa tecnicamente, che è strettamente legato alla sua crescita fisica. È stato però troppo falloso, perché rischia ancora in modo eccessivo. Da questo punto di vista è stato ingenuo. Nell'Under 21 contro il polacco Dyjas, che era le seconda testa di serie ed è arrivato in semifinale, a tratti ha dominato. È stato sconfitto per 3-2, ma poteva vincere per 3-1. Nel primo set, poi perso, era in vantaggio per 8-4».
Positivo anche il doppio Bobocica-Mutti, vero?
«Ci ha lasciato l'amaro in bocca. Nel quinto set eravamo al match-point sul 10-9 e Chuang e Huang di Taipei hanno preso la retina. Sul 10 pari Mihai ha avuto due palline facili e le ha sbagliate. Abbiamo perso per 13-11 contro la coppia che ha poi vinto il torneo. Questi risultati vanno colti al volo quando è il momento».
A proposito di Bobo, come lo giudichi in singolare?
«Ha fatto veramente il minimo e non avrebbe dovuto perdere dallo svedese Soderlund, che pur aveva superato il qatariano Li, secondo nel seeding. Mihai si sta ritrovando un po', ma non è ancora lucido. Non si sente sicuro in certe situazioni e non riesce a trovare delle alternative. Siamo comunque ancora in corsa».
E Stoyanov?
«È troppo preoccupato. Ha fatto il suo, superando il girone e in tabellone è stato fermato da Flore, che è una decina di posizioni davanti a lui in classifica. Non si è però espresso ai suoi livelli. Vuole andare alle Olimpiadi e sente una pressione forte che lo frena».
Come sono andate le ragazze?
«A parte Vivarelli che è giovane, ma un po' meno rispetto alle sue compagne, Mosconi, Piccolin e Colantoni hanno dai 17 ai 21 anni. Il progetto che le riguarda funziona e tutte hanno fatto vedere qualcosa. Devono però mettersi più in discussione quando sono in società e lavorare con maggiore intensità, per sviluppare al meglio le potenzialità che hanno. A questi livelli sono poco aggressive e quando lo vogliono essere sbagliano molto, perché non sono abituate. Bisogna dare un po' più di continuità a questo gruppo».
Quali sono le prospettive?
«Con loro il risultato non va ricercato nell'immediato, ma negli anni. A Budapest non si è vista una grande differenza rispetto alle avversarie contro le quali hanno perso. Chiara ha ceduto alla ceca Matelova, che è la numero 95 al mondo, ma era avanti per 2-0, e nell'Under 21 Veronica ha lottato contro l'ottima singaporeana Lin e Giorgia è stata battuta per 3-2 dalla Liu di Hong Kong, che non è male».