Giada Rossi: «A Rio in pochi mesi, ecco come ho fatto»
Viene da una famiglia di sportivi Giada Rossi, perché il nonno e suo fratello hanno fondato la pugilistica a Pordenone, papà Andrea è stato presidente della sua società di pallavolo e lo zio da parte di mamma Mara è stato campione italiano di ciclismo su pista. La 21enne friulana, nata a San Vito al Tagliamento e residente a Zoppola, ha rappresentato la rivelazione assoluta del 2015 del tennistavolo italiano e la sua esplosione, con conseguente qualificazione alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro ha sorpreso un po' tutti. Prima dell'incidente, che nel 2008 l'ha costretta sulla sedia a rotelle, era una promessa del volley.
«Ho iniziato a praticarlo - ricorda Giada - all'età di sei anni e quando ho avuto l'incidente giocavo, come palleggiatrice, in Under 14, 15 e 16 dell'Insieme per Pordenone e in più mi allenavo con la serie C, che poi è andata in B2. Se avessi continuato quella sarebbe stata la mia categoria. In quell'anno ero una delle prime alzatrici alte, perché sono 1,84, ed era un po' una novità, soprattutto nel giovanile».
Giada, com'è avvenuto l'approccio con il tennistavolo?
«Ho cominciato in quarta superiore, nel 2012, perché la mia insegnante di educazione fisica era Marinella Ambrosio, la presidentessa del Cip del Friuli Venezia Giulia, ed è stata lei a portarmi in palestra alla Polisportiva San Giorgio, quasi per scherzo per riprendere a fare sport».
La passione è nata subito?
«In realtà è accaduto tutto lentamente, perché per me era un divertimento. Quando ho giocato un po' più seriamente, mi sono appassionata. Dopo due mesi ho disputato i miei primi Campionati Italiani e li ho rifatti l'anno successivo, quando è arrivato il bronzo a squadre con Pamela Pezzutto. Nel 2013 ho partecipato agli Europei a Lignano Sabbiadoro, ma ho avuto una classificazione non favorevole, essendo stata inserita in classe 3. Agli IWAS World Junior Games del 2014 hanno fatto le classi accorpate e ho giocato con i ragazzi».
Quindi poco più di un anno fa la possibilità di andare alle Paralimpiadi era ancora un miraggio?
«Assolutamente, perché a gennaio 2015 ho iniziato a lavorare nel progetto "Tokyo 2020". Poi a marzo prima del torneo di Eger in Ungheria ho rifatto la classificazione e dalla classe 3 mi hanno passato nella 2. In gara mi sono subito aggiudicata due bronzi. Sono stati i primi di una serie di risultati. A luglio agli Europei giovanili di Varazdin, in Croazia, ho conquistato l'argento nel singolare e l'oro a squadre. A settembre ho vinto l'oro nel torneo internazionale di Ostrava, in Repubblica Ceca, battendo in finale la russa Nadejda Pushpasheva, attuale numero 3 al mondo. In più con Clara Podda ci siamo assicurate l'argento a squadre. Nello stesso mese agli Europei assoluti di Velje, in Danimarca, ho fatto bronzo in singolo e con il team. Ho quindi scalato la classifica, riuscendo a rientrare nelle posizioni utili per andare a Rio».
È stata una sorpresissima anche per te?
«Certo, dal momento che si è concretizzato tutto in poco tempo. Diciamo che dopo la riclassificazione ci ho creduto un po' di più, avendo di fronte atlete che fisicamente erano come me. Ci ho messo più motivazione, mi sono allenata di più sul servizio e sono progredita anche negli altri colpi. A maggio ho anche cambiato la racchetta e le gomme e anche questo aspetto mi ha aiutato, permettendomi di migliorare il controllo. Sul diritto ho messo un puntino corto, mentre sul rovescio ho sempre una gomma liscia».
In questo 2016 stai intensificando la preparazione?
«Mi alleno praticamente tutti i giorni. Sul tavolo che ho a casa faccio un'ora di servizi al giorno, poi svolgo cinque allenamenti a settimana a Udine, ospite della palestra dei Rangers, seguita per conto della Federazione dal tecnico Marino Filipas. Due volte alla settimana con un fisioterapista e preparatore atletico stiamo effettuando dei lavori per migliorare la respirazione durante il gioco. Faccio anche altri esercizi di rinforzo con un altro fisioterapista».
Studi anche all'Università?
«Frequento Scienza dell'Educazione e sono al secondo anno. Cercherò di continuare a dare degli esami, compatibilmente con gli impegni pongistici».
Nonostante sia la più giovane della tua classe, andrai in Brasile con ambizioni elevate?
«La concorrenza sarà fortissima, a partire dalla cinese Jing Liu, che ha vinto le ultime due edizioni, e dalla coreana Su Yeon Seo che ora è anche più forte di lei. Non so, per scaramanzia preferisco non sbilanciarmi. Il mio obiettivo è arrivare all'appuntamento il più preparata possibile ed esprimermi al meglio, poi si vedrà».