Maurizio Nazari:«Siamo piccoli, ma competitivi, e se quella sera non fossimo andati al bowling ...»
Spesso le cose belle nascono per caso. È accaduto così anche per il Tennistavolo Savona, piccola società con una decina di tesserati che è diventata realtà di riferimento per il movimento femminile e paralimpico italiani. Il presidente da sempre è Maurizio Nazari, che l'ha fondata in compagnia di due amici fraterni come Vincenzo Bruno e Livio Santini. «In passato - ricorda - avevamo fatto tutti parte del PGS Don Bosco Tennistavolo, un club di Savona che non esisteva più da una decina d'anni. Io, Vincenzo e Livio abbiamo continuato a frequentarci e siamo quasi una famiglia. Un giorno, passando davanti al bowling di Savona, abbiamo avuto la malaugurata idea di entrare, abbiamo visto un tavolo da ping pong e abbiamo pensato di fare due tiri. Il giorno dopo abbiamo comprato un tavolo tutto nostro e ci siamo messi d'accordo con il gestore di un bar, per andare lì alla sera a giocare»
Qual è stato il passo successivo?
«L'anno dopo, nel 2009, abbiamo pensato di affiliarci alla Federazione e di creare una squadretta così per divertirci. Non abbiamo fatto in tempo ad aprire la società che abbiamo avuto richieste di bambini che volevano imparare».
Insomma entrare in quel bowling ha innescato un effetto virtuoso?
«Esattamente, se quella sera fossimo andati al cinema, probabilmente oggi non esisterebbe il Tennistavolo Savona. Anche se poi alcuni hanno smesso, è passata da noi una settantina di giovanissimi. Un giorno in palestra è venuta una bambina che fin dai primi colpi ha dimostrato un'attitudine speciale. Era Stella Frisone, che è con noi da cinque stagioni».
Da allora è cambiato qualcosa?
«Certamente, perché da un gruppo di amici che insegnava ai ragazzini senza particolari ambizioni, ci siamo trovati un diamante grezzo, che meritava di essere seguito. Da lì abbiamo iniziato prima a chiedere un aiuto alla FITeT e poi ad avvalerci di tecnici esterni, quali Laura Pastorino e attualmente Elisa Marzolla. La successiva evoluzione è stata la possibilità di partecipare al campionato di serie A2 femminile, anche se in realtà stavo cercando un diritto sportivo di B».
La squadra da chi era composta?
«Abbiamo preso tre giocatrici da fuori, che erano appunto la Pastorino, Zoya Suprunova e Simona Rossini. Siamo arrivati quarti, siamo andati ai playout e ci siamo salvati. Due anni fa abbiamo inserito Stella e con lei facevano parte del team Larissa Lavrukhina, la Pastorino e Valentina Fracchiolla. È stata un po' una scommessa, essendo una compagine inesperta. A dispetto di ciò ci siamo piazzati terzi e siamo approdati ai playoff. Nello stesso anno è avvenuto qualcosa che ha cambiato profondamente la società».
A cosa si riferisce?
«L'arrivo del primo atleta disabile, che è stato Matteo Orsi. Aveva avuto l'incidente e aveva giocato all'Unità Spinale di Pietra Ligure con Massimo Pastorino, che l'ha indirizzato verso di noi . Matteo è di Albisola e ci ha contattato, chiedendoci di venire a giocare. Ci siamo così ritrovati con questa piacevole novità. Subito è stato complicato, anche perché non avevamo alcuna esperienza in campo paralimpico. Con un po' di applicazione e con la volontà di Matteo, si è aperta una nuova attività. La stagione successiva abbiamo deciso d'impostare il lavoro della società sull'evoluzione del femminile e anche del paralimpico».
Avevate bisogno di un tecnico?.
«Certamente e abbiamo contattato Elisa Marzolla, che è venuta nel duplice ruolo di giocatrice e allenatrice. Abbiamo optato per lei per la sua notevole esperienza nel settore paralimpico».
Tornando alla A2, l'anno scorso cos'è accaduto?
«Abbiamo ingaggiato l'israeliana Dana Saporta, che giocava a Novara e viveva a Genova, e la scelta è stata fondamentale, avendo contribuito a creare un gruppo molto coeso.
La nostra squadra ha il valore aggiunto di essere formato da amiche, che per me è un piacere accompagnare a tutte le gare. Lo spirito di corpo è fantastico e poi avere un'atleta come Dana, che vince tutte le partite della regular season non è cosa da poco. In un anno e mezzo ha perso solo due sfide ai playoff, ai quali ci eravamo qualificati con il secondo posto. La chiamiamo la nostra guerriera, per lo spirito indomito con cui disputa tutti gli incontri».Anche quest'anno state andando bene..
«L'andamento positivo nasce proprio da questo spirito di squadra. Il nostro girone è molto agguerrito e non si può dire che ci sia una compagine nettamente più forte delle altre. Sulla carta non siamo la più competitiva e siamo riusciti a sopperire alle lacune individuali facendo fronte comune. Abbiamo perso contro Cortemaggiore e pareggiato, avendo avuto sei match point non sfruttati per conquistare il successo, contro il Tennistavolo Torino, che poi ci ha battuti al ritorno. La cosa di cui sono più orgoglioso e che ogni anno siamo riusciti a migliorarci. Sotto la A2 abbiamo la C femminile, in cui militano Dalila Saia e Giulia Lequio, due ragazzine di 12 anni».
Quest'anno fra i paralimpici avete anche Peppe Vella?
«Si è trovato nella condizione di cambiare società e la presenza al nostro interno di Matteo, che io definisco un fuoriclasse nella vita, ha avuto un effetto attrattivo nei suoi confronti. Viene voglia di giocare con Matteo e poi siamo un club che ha dimostrato di saper vincere, perché l'anno scorso siamo stati campioni d'Italia paralimpici. Quando Peppe ci ha manifestato il piacere di entrare a far parte della nostra società, lo abbiamo accolto a braccia aperte, per la qualità del giocatore e della persona. Il gruppo dei paralimpici è completato da Caterina Selleri, Dacian Makszin e Massimo Pastorino, che io chiamo il mio braccio destro paralimpico e ha avuto il merito di far appassionare a questo sport sia Matteo sia Caterina. Grazie a lui si è tesserata anche Roberta Galizia e altri due ragazzi vogliono iniziare. È una sorta di talent scout».
Tutti gli atleti, olimpici e paralimpici, sono seguiti da Elisa?
«Sì e dobbiamo ringraziarla, perché è una persona che dimostra una disponibilità encomiabile verso la società e verso i ragazzi. Praticamente vive nella palestra che utilizziamo nella scuola media Guidobono ed è aperta tutti i giorni dalle 17 alle 21,30. Per i ragazzi in carrozzina preziosa è anche la collaborazione delle famiglie, in particolare l'aiuto del vicepresidente Franco Orsi, il papà di Matteo».
A quali risultati individuali siete più legati?
«Stella al momento è la numero 12 delle juniores in Italia e ai tricolori giovanili si è aggiudicata il bronzo nel singolare allieve nel 2016 e in doppio l'argento fra le allieve nel 2016 e due bronzi fra le ragazze nel 2014 e 2015, sempre in coppia con Valentina Roncallo, con cui ha ottenuto anche il secondo posto ai nazionali di quarta categoria nel 2015. In provincia di Savona siamo la società più medagliata in assoluto e con i paralimpici negli ultimi due anni abbiamo portato a casa nove podi nazionali, anche con Caterina Selleri. Matteo ha vinto tre titoli italiani giovanili e due assoluti. In campo internazionale ha conquistato tre mondiali e recentemente l'europeo giovanile a Genova».
A cosa puntate, in un'ottica di potenziamento?
«Avremmo bisogno di aumentare le risorse tecniche, per ampliare il numero dei tesserati. Quando Stella e Matteo, crescendo, fungeranno, se non da allenatori, da sparring, ci saranno i presupposti per diventare una realtà più strutturata».