Jamila Laurenti: «Al World Cadet Challenge, un’esperienza indimenticabile»
Da settembre a oggi la vita sportiva della 15enne Jamila Laurenti è stata un autentico caleidoscopio di emozioni, dall’esordio in Nazionale assoluta ai campionati Europei a squadre di Lussemburgo all’oro e al bronzo conquistati al World Cadet Challenge, alle qualificazioni olimpiche e alla sua prima presenza ai Campionati Mondiali Juniores.
Jamila, partiamo dal World Cadet Challenge?
«Per me era la prima volta a quella manifestazione e tutto è stato fantastico. Eravamo a Suva, la capitale delle Isole Fiji, l’atmosfera era bellissima e le persone del posto si sono dimostrate con noi veramente molto gentili e ospitali. Lì c’è anche grande disponibilità nei confronti di coloro che sono in difficoltà e il senso di solidarietà è molto alto. Mi sono poi trovata a mio agio anche con gli altri ragazzi della squadra europea e soprattutto con i tecnici. Era fondamentale creare subito un bel rapporto, per porre le condizione per esprimerci bene quando fosse stato il momento di andare in campo. Siamo stati laggiù quasi tre settimane».
Come avete trascorso il tempo prima dell’inizio della competizione?
«Abbiamo svolto dei camp e poi abbiamo avuto anche dei giorni liberi, in cui abbiamo girato l’isola. Siamo andati a fare il bagno nell’oceano, in un’acqua meravigliosa, e abbiamo visitato la città. Durante il periodo agonistico c’era moltissima gente che seguiva le gare, soprattutto i bambini, che venivano al mattino, e tifavano in modo molto rumoroso un po’ per tutti».
Nel torneo a squadre puntavate alla finale?
«In effetti eravamo le teste di serie numero 2, ma nel girone abbiamo perso contro il Nord America e siamo state costrette alla semifinale contro l’Asia. In quella partita ho giocato da numero 1 e nel primo match ho battuto per 3-0 la difesa giapponese Yumeno Soma. Le mie due compagne, la romena Elena Zaharia e la russa Elizabet Abraamian, hanno invece ceduto per 3-2 in sfide tirate che avrebbero potuto andare diversamente. Nella finale per il terzo e il quarto posto abbiamo battuto abbastanza facilmente l’America Latina».
Cosa ricordi delle gare successive?
«Nel doppio ero con la moldava Natalia Brinza e al secondo incontro abbiamo trovato le più forti del tabellone, che si sono imposte per 3-1, con set però tutti tirati. Nel singolare sono stata sconfitta nel girone per 3-2 dalla brasiliana Livia Lima, che il giorno prima, a squadre, avevo superato per 3-0. Nel tabellone ho affrontato subito la cinese migliore e ho perso lottando. Peccato, perché il mio obiettivo era di salire sul podio».
Ti sei rifatta con gli interessi, vincendo il misto.
«Sono stata sorteggiata con il cinese Niu Guankai e la cosa curiosa è stata che già il giorno prima lui è venuto da me per informarsi sul mio modo di giocare. Ci siamo messi un po’ a parlare e fra noi è nato subito un bel feeling. Quando abbiamo saputo che avremmo giocato insieme, siamo stati entrambi contenti, perché ci trovavamo bene».
Cosa vi ha fatto funzionare così bene come coppia in campo?
«Quando commettevo degli errori, lui mi diceva sempre di stare tranquilla e di pensare al punto successivo. Non mi metteva mai pressione e dal canto suo sbagliava veramente poco».
In quella gara c’è stato un momento difficile?
«In finale contro il brasiliano Diogo Silva e la coreana Hanna Ryu eravamo sotto di un set e indietro per 7-5 nel secondo. Si giocava due su tre e dunque eravamo vicini alla sconfitta. Il mio compagno ha chiamato timeout e di lì in poi siamo riusciti a recuperare e abbiamo vinto per 11-6 al terzo. Alla fine non mi sono neppure resa conto della vittoria, l’ho capito un’ora dopo la fine della partita. È stata una bellissima soddisfazione, perché ho visto che nessuna europea prima aveva vinto una medaglia d’oro al World Cadet Challenge. È stata un’esperienza indimenticabile».
Al rientro in Italia hai potuto goderti poco quel trionfo?
«Non c’è proprio stato il tempo, perché sono stata a casa solo due giorni e mezzo, prima di andare a Spalato per le qualificazioni europee alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires 2018. Nel girone ero stanca, avendo viaggiato due giorni e mezzo, con tre scali, con oltre 30 ore di volo, per rientrare dalle Isole Fiji. Ho battuto per 4-0 la bosniaca Snezana Markovic e ho rimontato da 1-3 a 4-3 contro l’olandese Yoeke Gunsing. Nel terzo match ho trovato un’avversaria per me ostica come la francese Lucie Gauthier. Pur non avendo giocato male, avrei potuto gestire meglio qualche pallina».
Cos’è accaduto nel primo tabellone?
«Negli ottavi ho incontrato la bielorussa Nadezhda Bogdanova e ho vinto per 4-2, disputando una bellissima partita. Nei quarti, contro la russa Mariia Tailakova, a mio parere ho giocato ancora meglio e ho messo in campo tutta me stessa, perché volevo a tutti i costi portare a casa quel match. L’avevo già affrontata due anni fa agli Europei di Bratislava e aveva prevalso per 3-2, 11-9 al quinto. Questa volta ho ceduto per 11-9 al settimo set. Alla fine è mancata anche un po’ di fortuna».
È stato difficile tornare in campo il giorno dopo nel secondo tabellone?
«Molto. Ho perso il primo incontro con la croata Andrea Pavlovic, perché non sono riuscita a essere lucida per via della stanchezza. Non c’ero né di testa né di fisico. Compatibilmente con la situazione, non ho giocato neppure troppo male e ho perso per 4-1».
Rimani ottimista sulla possibilità di qualificarti ai Giochi?
«Ci sarà un’altra prova a Hodonin, in Repubblica Ceca, a febbraio 2018, e farò il possibile per centrare l’obiettivo. Vorrei andare a tutti i costi a Buenos Aires».
Da Spalato vi siete trasferiti subito a Szombathely?
«Sì, per giocare l’Open giovanile d’Ungheria, nel quale sono arrivata negli ottavi del singolare. Mi sono piaciuta contro la ceca Zdena Blaskova e alla fine ci siamo fatti i complimenti a vicenda. È la mia migliore amica. Nel turno successivo avevo la Lee Ka Yee di Hong Kong e all’inizio non sono riuscita a impegnarla come avrei voluto. Poi ho recuperato e mi sono aggiudicata anche un set, ma non è bastato per evitare la sconfitta per 4-1».
Torniamo a settembre, quando hai esordito agli Europei assoluti a squadre?
«Ho debuttato nell’ultima sfida contro l’Azerbaijan e come numero 3 ho conquistato il mio singolare, riaprendo le sorti del confronto. Quando Maurizio Gatti il giorno prima mi ha detto che mi avrebbe schierato, sono stata felicissima. Non vedevo l’ora di andare in campo e mi sentivo pronta. Per me la partecipazione in Lussemburgo è stata una grandissima soddisfazione. Ero la più giovane della nostra squadra e la seconda dell’intera manifestazione».
Hai chiuso il tuo tour de force a Riva del Garda. Che bilancio ti senti di fare dei Mondiali Juniores?
«Fra gara a squadre e individuale, in singolare ho vinto 11 partite su 13 più altre due su quattro fra doppio e misto. Per me, dunque, questa rassegna iridata, è stata bellissima, perché ho giocato bene, pur non essendo nella massima forma, venendo da più di una settimana d’influenza. Mi sono allenata un giorno prima del torneo a squadre e mi sentivo abbastanza bene. Il primo match ero abbastanza tesa, trattandosi del mio primo Mondiale e per di più in casa, poi però è andato tutto liscio e mi sono aggiudicata molte partite per 3-0. In tutto a squadre ho ceduto solo due set».
Qual è stata la prestazione migliore?
«Mi sono espressa a un ottimo livello contro la Blaskova e contro l’altra ceca Slezakova. Sono state belle anche le sfide contro le due gemelle egiziane Alhodaby. Sono soddisfatta, non mi aspettavo un rendimento del genere».
Nell’individuale hai trovato solo asiatiche.
«Nel girone avevo come avversarie una coreana, una taipeana e una cinese della Nuova Zelanda e in tabellone un’altra coreana. Contro la taipeana se fossimo andate sul 3 pari, forse avrei anche potuto farcela. Purtroppo ho perso il sesto set per 12-10».
In tabellone la difesa Kim Youjin era una delle più forti che potessi trovare?
«Non ho mai incontrato una difesa così, che non è solo brava a contenere, ma anche ad attaccare appena se ne presenta l’opportunità. Con le atlete che difendono gioco bene, ma questa avversaria era proprio ostica. Penso comunque di aver disputato una buona partita e sono contenta anche se avrei voluto vincere e si è capito dall’espressione che avevo alla fine del match. Nel primo set ho ceduto a 9 e se me lo fossi aggiudicato forse qualcosa sarebbe potuto cambiare. Pazienza, in questi mesi ho fatto moltissima esperienza e sono certa che mi servirà anche in futuro».