A Riva del Garda la manifestazione vissuta dalla parte arbitrale
Si sono chiuse le porte del Campionato del Mondo Juniores di Riva del Garda, che ha visto la partecipazione di 46 arbitri internazionali di quattro continenti, dalla Francia alla Russia, Algeria, Iran, Cina, Corea, Giappone Giordania, Svezia, Finlandia ecc., ma certamente punta di orgoglio sono stati i 14 connazionali che in questo mio articolo voglio citare: Alessandra Faina, Renato Agagliate, Caterina Faragò, Sergio Turco, Paolo D'Agostino, Gianbeppe Cuatto, Massimo De Giorgi, Luca Mariotti, Rosario Marchiafava, Umberto Mellini, Michaela Piccolo, Nicola Sante Gigante, Emilia Pulina e Silvio Morabito.
La manifestazione è stata diretta dal Referee Stuart Sherlock (Inghilterra), coadiuvato dai Deputy Mario Re Fraschini (Italia), Sven Weiland (Germania) e Dave Delpratt (Australia).
Il controllo delle racchette era affidato alle sapienti mani del capitano di lungo corso Antonello Grancini e del rampante fresco arbitro internazionale Mimmo D’Amuri (D’Amore per gli amici).
A occuparsi della direzione delle gare erano il responsabile ed esperto Pietro De Pinto e i suoi due collaboratori Angelo De Crescente (Call Area 2) e il sottoscritto (Call Area 1).
L’intera attività del settore arbitrale era osservata e valutata dalla presenza di un valutatore nazionale, il giudice arbitro internazionale Andrea Abascia, e da ben tre valutatori internazionali, la svizzera Katja Band, il croato Spasoje Matijevic e l’austriaco Hans-Peter Woerner, che hanno dedicato il loro lavoro alla valutazione degli arbitri internazionali, ai Blue Badge in progress umpires e ai Blue Badge umpires, che erano in attesa del “Meet the expectation”.
All’arrivo, la tensione fra gli arbitri era piuttosto alta, perché all’importanza e alla difficoltà della manifestazione che stava per iniziare, si aggiungeva la preoccupazione per l’esito della valutazione commissariale e l’ulteriore impegno per undici arbitri internazionali, che alla vigilia della rassegna iridata hanno preso parte al corso AUT (Advance Umpires Training Course) e agli esami ARE (Advanced Rules Examination) per l’accesso al programma Blue Badge in progress umpire, ovvero a un periodo di tre anni di pratica e osservazione propedeutico alla possibilità di diventare Blue Badge umpires e per l’ammissione al corso da Giudice arbitro internazionale, al quale è stato promosso il nostro preparatissimo Blue Badge Umpire Pietro De Pinto, avendo brillantemente superato il non facile esame ARE. A questo proposito, gli facciamo i nostri migliori auguri per tutti gli impegni cui sarà chiamato in futuro, che daranno ancora più lustro a una lunga carriera già coronata da importanti designazioni e soddisfazioni, come la sua ultima partecipazione ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro.
Il primo giorno di gare, come sempre, l’arrivo per la prima volta alla struttura che la ospita è denso di un mix fra tensione ed emozione, accompagnato da una scarica di adrenalina quando si pensa “Questo è un Campionato del Mondo” e io ci sono dentro, spettatore privilegiato e allo stesso tempo responsabile della regolarità della singola partita o dell’intera manifestazione, a seconda del ruolo che ognuno è chiamato a ricoprire.
Non ci sono parole in grado di descrivere questi momenti che un arbitro vuole vivere quando deve dirigere una partita il cui risultato possa portare alla conquista di un titolo mondiale. Si tratta di gare durante le quali si sente addosso il potpourri di sensazioni che gli stessi giocatori provano dopo aver vinto o aver perso ogni singolo punto.
L’arrivo e l’attesa nella sala arbitri sono accompagnati dalla prima conoscenza fra colleghi che si vedono per la prima volta e abbracci e saluti fra coloro che si ritrovano, dopo essersi già incontrati in qualche altra parte del mondo. E così fra un abbraccio e una stretta di mano, accompagnati da una tazza di caffè o di the, giunge il momento di cominciare l’avventura che porterà, al di là delle singole soddisfazioni personali, al comune obiettivo del team arbitrale, la perfetta apertura, conduzione e chiusura della manifestazione.
Parliamo in questo caso dei Campionati Mondiali Juniores, un evento lungo della durata di otto intensi giorni, che darà indicazioni su quelli che potranno essere i prossimi protagonisti del tennistavolo mondiale.
Il primo impegno dell’arbitro lo porta a presentarsi alla camera di chiamata Call Area 1 per i tavoli 1 e 2 in streaming TV e Call Area 2 per i tavoli 3-14. Qui si ha la prima sensazione che tutto sta per partire, si prende contatto con gli allenatori, con i giocatori, si svolgono tutte le operazioni di preparazione alle partite, sorteggi per la scelta della formazione, controllo delle magliette, scelta delle palline, etc. Qui, dove la conoscenza e l’uso della lingua inglese diventa quantomeno necessario, se non indispensabile, vengono impartite le istruzioni per l’ingresso in campo secondo i diversi protocolli, che possono leggermente cambiare, per quanto riguarda in particolare la Call Area 1, a seconda che si svolgano partite di qualificazioni o di semifinale e finale.
In questa sala, si respira l’attesa dell’inizio della partita, un’aria che non dà spazio ad altri pensieri se non a quelli del match che sta per iniziare. L’ingresso in campo, i gesti, i movimenti, le operazioni del pre-partita vengono ripetuti mentalmente. Nulla è lasciato al caso, tutto deve essere eseguito correttamente perché le regole lo richiedono, perché i giocatori se lo aspettano e un valutatore è poi pronto, subito dopo la partita, a ricordarci se qualcosa non è andato come avrebbe dovuto.
Sempre in questa sala si ritorna subito dopo la gara ed è il primo posto dove si scarica tutta la tensione del match, dove ci si scambiano fra colleghi le prime impressioni e i punti di vista su particolari situazioni, se c’è tempo per parlarne e non bisogna invece subito buttarsi a capofitto in un altro incontro.
Quando poi la propria giornata volge al termine, ci si può finalmente rilassare, meditare su ciò che si è fatto o che non si è fatto, organizzarsi per impiegare un po' di tempo libero. L'indomani qualcuno avrà la giornata libera e così i colleghi stranieri chiedono informazioni agli italiani sui luoghi da visitare, fra Trento, Bolzano, Verona, Venezia o la vicina e bella Riva del Garda stessa, che ci ospita. Il giorno successivo alle visite, l’orgoglio di essere italiani è coronato da una successione di “Beautiful”, “Fantastic”, “Amazing”, etc.
Così giorno dopo giorno, le competizioni scorrono fra match arbitrati da tutti ad altissimo livello, un pasto in mensa e una bevuta di birra in hotel o una cena fra colleghi e amici al ristorante. Si arriva al momento dei saluti, degli arrivederci, del piacere provato a vivere insieme questa avventura, che lascia dentro di noi sempre almeno due considerazioni, cui è impossibile non rimanere legati: abbiamo partecipato a un Campionato Mondiale e sappiamo di avere nuovi amici in giro per il mondo.