Dispositivi DAE: perché, come e conseguenze legali
In Italia, ogni anno, si contano più di 70.000 decessi per arresto cardiaco improvviso, il 75% dei quali potrebbero essere evitati intervenendo tempestivamente con un defibrillatore DAE semiautomatico e praticando la Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP). L’attuale tasso di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco è solamente del 2%. Questo perché il fattore più critico è il tempo di intervento dei soccorsi che, in Italia, è in media di 10-15 minuti. Sfortunatamente, il tempo utile di intervento per garantire alla vittima la sopravvivenza e l’assenza di danni permanenti è pressoché di 5 minuti, prolungabili a circa 15 con un’eccellente RCP. Ad ogni modo, l’unico strumento in grado di “resettare” un cuore colpito da arresto cardiaco è il defibrillatore.
Nonostante i termini “RCP” e “defibrillatore semiautomatico” possano sembrare estremamente medicali, essi, in realtà, indicano procedure e dispositivi dall’esecuzione e utilizzo semplicissimi e assolutamente alla portata di tutti.
Proprio per questo motivo, il governo Americano, i governi di tutta Europa ed alcuni altri paesi del mondo si stanno muovendo per regolamentare la dotazione di questi dispositivi da parte di aziende, centri sportivi e luoghi pubblici. In Italia, il Decreto Balduzzi, approvato nell’autunno 2013, stabilisce l’obbligo, da parte di tutti i centri sportivi, agonistici e non, di munirsi di tali apparecchiature e di formare adeguatamente il proprio personale al loro utilizzo. Lo stesso Decreto consiglia alle aziende e ai luoghi con forte afflusso o concentramento di persone di fare altrettanto.
Numerose sono però le questioni di carattere legale relative all’utilizzo di questi prodotti. Da una parte, il codice penale prevede che sia responsabilità di tutti aiutare una persona in difficoltà, soprattutto se in pericolo di vita, al massimo delle proprie capacità. Dall’altra, il codice civile sancisce invece che, in caso un soccorritore a qualunque titolo arrechi dei danni al soggetto soccorso, il giudice potrà decidere in che misura il soccorritore debba corrispondere un indennizzo al soggetto soccorso.
Questa contraddittorietà viene spesso tradotta nell’obbligatorietà di chiamare i soccorsi (118) e null’altro, a meno di non essere volontari (e qui si hanno distinzioni a seconda delle regioni sull’essere in servizio o meno) o personale medico.
Per risolvere tale questione, in molti paesi Europei hanno emanato le cosiddette “Leggi del Buon Samaritano”, che sollevano dalla responsabilità civile il soccorritore laico che agisca al massimo delle sue capacità e con il giudizio proprio di una persona prudente. Queste leggi “immunizzano” chi abbia ricevuto la formazione BLS-D (Basic Life Support and Defibrillator) nel momento in cui, oltre a chiamare i soccorsi, si prodighi per salvare una vita, purché si limiti alle operazioni per cui è formato.
In Italia, dove la “Legge del Buon Samaritano” non è stata ancora emanata, ma solo per quanto riguarda i casi di arresto cardiaco, una parziale soluzione si ottiene considerando che una persona è definita “Clinicamente Morta” dall’istante in cui il suo cuore smette di battere. A questo stadio segue inevitabilmente il Decesso Naturale se non si interviene con RCP e defibrillatore nei tempi già descritti.
Ora, siccome non è possibile arrecare ad una persona un danno più ingente della morte, ogni tentativo da parte di un soccorritore laico di scongiurare tale evento mediante l’uso di un DAE e la RCP risulta immune da sanzioni di carattere civile.
Echoes Medical Division
Emd118, azienda specializzata in Primo Soccorso e Cardio-Protezione, che ha come missione il drastico abbattimento dei decessi annuali per arresto cardiaco improvviso nel nostro paese, conscia dei dubbi e delle incertezze ancora insite in questo argomento, offre servizi “chiavi in mano” che vanno dalla consulenza sui punti di installazione alla fornitura dei DAE e di tutti gli accessori relativi, compresi i servizi di formazione del personale in loco, servizi che sono spesso oggetto di convenzione per le società che fanno parte di associazioni o federazioni nazionali, come la Fitet.
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