ROBERTO, TI RICORDO COSì...
Sei sempre stato un bambinone! Non sei mai diventato grande!
Hai fatto la tua prima apparizione ai Campionati Italiani di Fiuggi, allievo pimpante con la fascia a tenere il caschetto dei biondi capelli. Ti muovevi come un gatto, anche troppo, e attiravi l’attenzione di tutti. Il Teatro delle Terme era pieno della tua presenza!
Nel 1972, a 16 anni, andammo con la Nazionale in Cina per la famosa diplomazia del ping pong: non ti rendevi conto del grande privilegio che ti era toccato. Usciti dalla Cina, sull’autobus che da Kaulun scendeva ad Hong Kong ti sei sbrodolato i calzoni bianchi della divisa olimpica (erano i resti delle divise dell’Olimpiade di Roma ’60) con un gelato di cioccolato: l’unica volta che vidi l’allora presidente Guglielmo Sineri incazzatissimo che ti fece una parte seria.
Avevi un grande fisico (l’avevi ancora adesso), tant’è che giocavi anche a calcetto nella Lazio con cui hai vinto il Campionato Italiano di serie A e sei stato chiamato in Nazionale: hai scelto la maglia azzurra del tennistavolo! In preparazione ai Campionati Europei di Praga del 1976 organizzammo un raduno al Centro Coni di Tirrenia (a proposito, lasciammo là 12 tavoli Barna: chissà che fine avranno fatto?). Tu correvi in pista per la tua preparazione atletica, cui tenevi tantissimo (eri l’unico di quella Nazionale) e i tecnici della Fidal ti cronometrarono i 400 metri: ti chiesero di rimanere lì a fare il mezzofondista! Ma ancora una volta scegliesti il tennistavolo! Poi preparavi la gara con delle fisse personalissime: doccia prima di ogni incontro, racchetta con sovraccarico per scaldare la mano, sempre qualche indumento nuovo (anche solo i calzini)…
Ti sei trasferito a Milano, dopo il liceo, per seguire un amore, (per tutta la vita hai seguito gli amori) e tutti i giorni mi telefonavi (mia madre rispondeva e mi diceva “è il tuo bambino”), poi mi chiamava anche la tua mamma …
Poi per seguire l’amore hai lasciato la Banca e sei andato in Lussemburgo. Da ultimo hai inseguito il Pullman dei Russi fino in Austria, per rincorrere l’amore appena conosciuto a Milano, che da quel giorno ti è sempre rimasto vicino.
Eri sempre in movimento, spensierato, concentrato in quello che facevi solo nel tennistavolo. Dovevamo partire per le gare internazionali e immancabilmente mi chiamavi per dirmi che avevi perso il passaporto. Te lo facevi rifare e partivamo. Agli Open di Jugoslavia di Novi Sad (non ricordo bene l’anno) andammo con la mia macchina, con un gesto maldestro hai rovesciato la tua borsa e comparvero 6 (sei) passaporti! Lasciavi in giro tutto! Ai Campionati del Mondo di Birmingham anche il Rolex! eri disperato a tal punto che io di notte andai a recuperarlo: l’avevano ritrovato due arbitri belgi (o danesi?).
Ai Campionati del Mondo di Calcutta hai trasgredito gli ordini andando a fare il bagno nella piscina inquinata dell’albergo. Sei rimasto fuori squadra per tutto il girone. Sei rientrato con la Malesia, tre giocatori a penna con i puntini, e hai fatto tre punti (“è come giocare con Barsacchi”, dicevi quando incontravi i puntini).
Eri un talento naturale! grandissimo giocatore, ammirato dagli svedesi a cui il tuo gioco si rifaceva. Agli Open di Germania un anno incontrammo proprio la Svezia di Bengtsson e Johansson. Giocasti con Bengtsson e vincesti il primo set. Conducevi nel secondo 16 a 9 e nel raccogliere la pallina davanti a me “che faccio, non vincerò con Bengtsson?” e ti sei fermato perdendo malamente! Dopo l’incontro con la Svezia, in singolare hai incontrato il tedesco Liek, idolo di casa, e lo hai battuto con una partita interminabile e con i continui applausi di 7.000 persone sulle tribune. Grande partita!
La stima degli svedesi per te era altissima, ti invitarono a Falkemberg a un allenamento collegiale della squadra; al termine di ogni Open prima Hans Alser (il grandissimo) poi Christer Johansson mi davano le gomme avanzate alla squadra (gli svedesi giocavano con Mark 5 e ogni giorno cambiavano la gomma del diritto) per te, che eri l’unico italiano che la usava (poi venne anche Giovanni Bisi).
Finiti i tempi della nazionale vincemmo la Serie A con il Prato, da Milano venivi a Bergamo con l’amore di turno a trovarmi e a cenare con me e la Bita in Città Alta, che amavi e venivi spesso a visitare. Poi hai perso anche questa abitudine… ci vedevamo solo ogni tanto a qualche gara… venivo a sapere a malapena quello che facevi … L’ultima notizia che son venuto a sapere è stata quella che mi ha raggiunto ieri. Tristissima.
Ciao
Silvio