Alice Bisaccioni, torna dopo 15 anni e sbanca la quarta e la quinta categoria
Aveva smesso di giocare nel 2001 e ha ripreso l’anno scorso. La 36enne Alice Bisaccioni non ha impiegato molto tempo per reimparare a vincere e dopo i successi nei tornei nazionali è arrivata l’esplosione ai Campionati Italiani di Terni, ai quali ha conquistato la medaglia d’oro nel singolare di quarta categoria e nel singolare e nel misto di quinta e quella d’argento nel misto di quarta e nel doppio femminile di quinta.
Per te è stato una sorta di terzo inizio?
«In effetti è stato così. Il primo è stato all’età di 10 anni ad Arezzo, dove sono nata, con un amico di mia mamma, Ettore De Maria, che allenava. È stato il mio primissimo tecnico. Andavo in palestra da lui e all’inizio non mi piaceva molto, perché bisognava prendere confidenza con la racchetta e palleggiare contro il muro. Quando ci siamo spostati a lavorare al tavolo, le cose sono migliorate. Ho fatto i tornei regionali e sono arrivate le prime soddisfazioni, poi sono passata ai tornei nazionali e ho vinto i Giochi della Gioventù».
Medaglie ai Campionati Italiani Giovanili?
«Ho conquistato un terzo posto nel misto in coppia con Nicola Di Fiore. Sono poi dovuta stare ferma nel periodo della categoria Allievi, perché ho avuto un problema al cuore indotto dalle tonsille. L’operazione ha risolto tutto e dopo due stagioni è cominciata la seconda fase, in cui mi sono aggiudicata i titoli italiani di singolare di quarta e di terza categoria. Poco dopo sono entrata al Centro Federale di Terni. Con me c’erano Denisa Zancaner e sua sorella Monica, Irene Cipriani, Maria Rita Pilloni e Stefania Bosi. Sono stata là un anno poi ho continuato a fare attività di società fino a quando mi sono arruolata nel 2001 nell’Esercito. Nel 2000 avevo raggiunto il mio miglior piazzamento, con il 27° posto nella classifica italiana, ed ero seconda categoria».
Hai dovuto smettere?
«Sì, perché a Civitavecchia non c’erano società e poi il lavoro non mi avrebbe consentito di andare avanti, fra addestramenti e missioni».
Dove sei stata in missione?
«In Bosnia, in due occasioni in Kosovo, Libano e Afghanistan, l’ultima volta nel 2011, per due mesi. Le precedenti erano tutte state di sei mesi. Sono specializzata in Difesa Nucleare, Biologica e Chimica e un po’ mi hanno aiutato gli studi che ho fatto, dal momento che sono diplomata perito fisico ambientale. Sapevo che il reparto che avevo scelto sarebbe stato impegnato molto in missione e volevo vivere appieno queste esperienze, che sono certamente dure, ma rendono più forti. Con me c’erano parecchie donne».
Quanto è durata questa vita?
«Fino all’anno scorso, quando sono stata trasferita a Foligno. Ho avuto questa possibilità di cambiare e di avvicinarmi a casa e l’ho colta al volo. Ora sono al Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito, dove vengono i ragazzi a fare i concorsi. Noi li seguiamo nel loro iter concursuale. Sono caporal maggiore capo».
Quest’ultima evoluzione ti ha consentito di riagganciare i rapporti con il tennistavolo?
«Su Internet mi sono attivata, per vedere se ci fosse qualche società nei dintorni e ho trovato il Tennistavolo Valle Umbra proprio a Foligno, anche vicino alla caserma. Ho ricominciato a novembre scorso, dopo che per 15 anni non avevo praticamente più impugnato una racchetta. Quando me ne hanno dato una in palestra, era molto diversa da quella che usavo prima dell’interruzione. All’inizio tiravo tutto fuori dal tavolo, poi gradualmente ho riacquisito un po’ di dimestichezza. Mi sono allenata due volte alla settimana. A parte i tornei regionali, ho disputato il primo nazionale Blu a febbraio a La Spezia e l’ho vinto. A maggio ho gareggiato nel Blu di Terni e mi sono aggiudicata anche quello».
Che livello hai ritrovato rispetto a quello che avevi lasciato?
«Ho riscontrato un innalzamento tecnico enorme. A 12 anni oggi i ragazzi giocano come a 15 allora».
Con quali aspettative sei arrivata a questi tricolori?
«In quinta categoria l’obiettivo era di vincere il singolare. Mi sono capitati anche due buoni compagni di doppio. Tramite i tecnici ci siamo messi d’accordo con Giacomo Felici per il misto. Nel doppio femminile ho preso la classifica e ho visto che la numero 2 era Elisa Maccabelli. L’ho chiamata e le ho chiesto se volesse giocare con me. Non è andata benissimo, comunque ci siamo piazzate seconde. Sul 9 pari del quinto set ho sbagliato il servizio e penso che sia stato decisivo».
Quali erano le ambizioni in quarta?
«Ero la testa di serie numero 7 e dunque non ero la favorita. Contavo almeno di arrivare nelle prime sette e dunque nei quarti. Vedevo queste ragazzine che tiravano a tutta e pensavo che io non ho quel tipo di gioco. Non ho puntinate, ma secondo me ho un gioco che è fastidioso come una puntinata. Infatti le giovani contro di me non sono riuscite a fare ciò che facevano nelle partite fra di loro. Sarà un po’ d’esperienza, la palla tagliata, il topspin che gira di più, un po’ di furbizia e molta cattiveria. Alla fine l’ho spuntata».
Nella finale cos’è successo in chiusura di secondo set?
«Quando ho sbagliato la risposta ero convinta di avere perso, poi ho guardato il punteggio e ho visto che eravamo 10-8 per lei e allora ho continuato a lottare. Una volta un parziale del genere non lo avrei vinto. Sotto questo aspetto sono progredita. Nel 2001 ho smesso poco dopo l’adozione del nuovo sistema di punteggio, con tre set su cinque agli 11. Avevo sempre giocato due su tre ai 21 e ora mi trovo meglio».
Qui a Terni è stato un tour de force. Come hai retto alla fatica?
«Mi sono un po’ sorpresa anch’io di ciò. Ho iniziato lunedì con l’Interforze, nel quale, tra l’altro, ho affrontato gli uomini e sono andata in campo tutti i giorni, riposandomi solo il venerdì, dopo che è terminata la quinta. Sono felice dell’andamento della stagione. Da quando sono rientrata e fino al successo nel singolare di quarta, contro le donne ho ottenuto solo vittorie. Sono già terza categoria e ora andrò avanti con serenità, per il piacere di farlo».