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La preparazione psicologica del giocatore

Di MARCELLA MARCONE

La preparazione psicologica del giocatore

Sono psicoanalista e psicoterapeuta e nella preparazione psicologica degli atleti adotto una tecnica di psicoterapia analitica finalizzata a sviluppare le loro potenzialità e a migliorare eventuali aspetti problematici legati alla loro pratica.

Questo tipo di lavoro è rivolto alla complessità della persona e non soltanto all'atleta, perché ritengo che una maggiore sintonia con la parte più nascosta di se stessi sia indispensabile per riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati. Anche quelli che riguardano la pratica del tennistavolo, in cui è fondamentale riuscire a rendere in gara per quanto si vale. L'ottimizzazione delle proprie capacità avviene grazie all'allentarsi di una conflittualità profonda, spesso camuffata da situazioni tecnico/tattiche e quindi non riconosciuta, che nasce nel passato della propria storia ma che trova nel tennistavolo una via di sbocco privilegiata. Esemplificativo il caso di una pongista che, malgrado ore di allenamento, manteneva un'alta percentuale di errori nella risposta al servizio, migliorata dopo aver approfondito molti aspetti conflittuali con sua madre.

Il tennistavolo è uno sport che permette di ripetere in modo semplice e poco mascherato molte situazioni vissute fin dalla più tenera infanzia, durante tutto il processo di crescita che porta il bambino a diventare un adulto.

Questo perché il tennis tavolo

- non è solo un gioco, ma un gioco particolare che si avvale di una palla, uno degli "strumenti" che più spesso ha accompagnato l'infanzia dei bambini di oggi e di ieri. Una palla che viene e che va, che spesso implica la presenza di un altro con cui giocare, che viene lanciata lontano man mano che il bambino cresce, sempre più lontano, con tiri sempre meno maldestri e più controllati, mirati a un obiettivo;

- mette in diretto feedback con la propria aggressività, intesa come spinta pulsionale neutra (cioè né buona né cattiva) alla sopravvivenza e all'affermazione di se stessi. Infatti si tratta di uno sport molto aggressivo (anche se privo di contatto fisico) in cui l'unica cosa che veramente conta è vincere: non esiste possibilità di pareggio e giocare bene non basta, dal momento che il valore personale non è oggettivo, ma basato sulla capacità di imporsi, di superare e di sopraffare l'avversario.

Giocare a tennistavolo, perciò, permette di rivivere, con personaggi e scenari diversi, i tentativi di controllo motorio, di relazione con l'altro, di auto affermazione a scapito dell'altro, che hanno caratterizzato la propria crescita. Ma porta anche a ripeterele difficoltà incontrate, che si manifestano attraverso problematiche specifiche che possono condizionare in modo più o meno grave il raggiungimento dell'obiettivo che ognuno, a qualsiasi livello, si prefigge: la vittoria.

www.marcellamarcone.it

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