La promozione in Prima Divisione della squadra juniores nobilita la rassegna continentale delle azzurre
A Cluj-Napoca il bilancio femminile non può non partire dal ritorno delle juniores in Prima Divisione. Nella stessa categoria Jamila Laurenti ha anche raggiunto gli ottavi nel doppio con la ceca Zdena Blaskova e nel misto con Matteo Mutti. La sua eliminazione nei trentaduesimi del singolare, contro la portoghese Celia Silva, è stata prematura.
«Nella gara a squadre - commenta il tecnico Giuseppe Del Rosso - l'obiettivo che ci eravamo prefissati era il ritorno in Prima Divisione e, disputando delle buone partite, lo abbiamo raggiunto. Non era un compito agevole, considerando anche le squadre che sono rimaste in Seconda Divisione, come Ungheria, Inghilterra e Ucraina. Tre quinti del team è al secondo anno in categoria e due quinti al secondo. Per due delle cinque ragazze era anche il primo Europeo».
Venendo alle competizioni individuali:
«Valentina Roncallo non è stata fortunata nel sorteggio e ha affrontato subito la francese Mostafavi. Ha giocato comunque una buona partita contro un'atleta che poi è andata avanti nel tabellone ed è molto più avanti di lei nel ranking internazionale. Martina Nino ha avuto alti e bassi e avrebbe potuto fare una partita migliore contro la slovacca Grigelova. Arianna Barani non mi è dispiaciuta. Si è espressa su un buon livello, trovando però sulla sua strada rivali più forti di lei. A squadre ha affrontato la ceca Blaskova, numero 4 d'Europa, e nel singolo ha trovato la cinese Zhou Chuyi, una delle atlete campionesse continentali con l'Azerbaijan, cedendo con parziali tutti tirati. Gaia Monfardini era da parecchio lontano dall'attività internazionale e, tutto sommato, si è aggiudicata le partite che erano alla sua portata. Peccato nel singolare per il match perso per 4-3, dopo essere stata avanti per 3-1, contro la tedesca Schreiner, che poi è arrivata nei quarti e ha perso per 12-10 al settimo con la russa Zironova. In quel caso la paura di vincere ha tirato un brutto scherzo a Gaia, che con la teutonica si era già confrontata parecchie volte in Germania. Le manca un po' di esperienza».
Per quanto riguarda Jamila Laurenti:
«la sua è stata una stagione ad alto livello e molto impegnativa su vari fronti, dal punto di vista fisico e mentale, e i suoi risultati sono stati complessivamente buoni. Nel singolare avrebbe certamente potuto andare più avanti. Ha trovato la portoghese Silva, che è molto ostica e lei la patisce, ed è stata forse poco lucida. Non posso proprio rimproverarle nulla, perché a squadre è stata l'atleta che ha giocato più partite e portato più punti. Nel singolare avrebbe dovuto scovare delle forze che di solito era riuscita a trovare, ma questa volta è stata più brava la sua rivale. Anche altre pongiste di vertice sono state eliminate a sorpresa abbastanza presto. Un competizione dura come gli Europei può fare scherzi del genere».
Fra le cadette, il sedicesimo posto a squadre ha costretto alla retrocessione in Seconda Divisione. Nel misto con Leonardo Bassi Nicole Arlia ha perso negli ottavi e nel doppio Arlia e Miriam Benedetta Carnovale e Gaia Smargiassi e Aurora Cicuttini sono uscite dei sedicesimi. Nel singolare Arlia nei trentaduesimi ha costretto l'esperta difesa moldava Natalia Brinza ai vantaggi del settimo set.
«A squadre - afferma l'allenatore Sebastiano Petracca - è stato un peccato, perché il torneo era iniziato molto bene. Con un team molto giovane, con quattro esordienti, abbiamo battuto la Moldavia e abbiamo perso con la Romania, che per noi era fuori portata, tanto è vero che ha vinto il titolo. La battuta d'arresto con il Belgio è stata un'occasione persa, perché, in caso di successo, nelle prime sedici avremmo incrociato la Bielorussia, che è forte, ma un po' più abbordabile della Serbia. Nel playoff fra le terze abbiamo prevalso sull'Ucraina ed è stata veramente una bellissima partita. Di lì in poi, purtroppo, ci sono state alcune gare non giocate male, nelle quali però nei momenti decisivi le avversarie sono state più brave. Le ragazze ritengo che abbiano dato ciò che potevano e mi assumo la responsabilità di tutte le scelte tecniche. Se da un lato c'è rammarico, dall'altro ci sono segnali positivi in ottica futura. La squadra è rimasta compatta e ha reagito agli stimoli. Far parte di una Nazionale significa anche accettare la panchina in certi frangenti, senza lamentarsi, e mi pare che il concetto sia stato recepito».
Passando all'individuale..
«tutte hanno vinto gli incontri che potevano vincere. Peccato per Nicole, che con la Brinza, che è una difesa difficile da affrontare, al settimo set ha avuto un match-point sul 10-9 e ha poi perso per 12-10. Mi è dispiaciuto più che altro per lei, avendo fatto una prestazione maiuscola. A squadre aveva ceduto alla stessa rivale per 3-0, facendo un gioco più attendista, invece in singolare è stata molto più aggressiva. Deve migliorare tecnicamente e anche nella capacità di gestione della partita. Non deve pensare che nei momenti decisivi il punto lo faccia l'avversaria, perché non accade. Carnovale è ancora un po' fallosa per questi livelli, però, lavorandoci, le prospettive future sono rosee, se si considera che lei, come anche Nicole, è del 2005. Vorrei citare anche le loro coetanee Caterina Angeli e Chiara Rensi, che stavolta sono rimaste a casa, essendoci un limite al numero delle atlete per gli Europei, ma sono state con noi, nella nostra testa, per tutto il tempo. Le due classe 2003 Smargiassi e Cicuttini hanno iniziato a capire su cosa debbano impegnarsi e quanto sia importante ascoltare i loro tecnici, per cercare di migliorare nella quotidianità. Anche per loro vedo un futuro positivo. In generale queste esperienze aiutano tutte le ragazze a comprendere come sia fondamentale provare a fare il gioco, a costo di sbagliare. Quelli che oggi sono punti persi, facendo la cosa giusta, domani saranno punti conquistati. Mandare la palla di là, confidando nell'errore dell'avversaria, è una tattica sempre meno produttiva con il crescere dell'età. In chiusura, desidero ringraziare gli allenatori di tutte le atlete, perché mi sono potuto avvalere del buon lavoro che hanno svolto in società».